ROMA - Non c’è un minuto da perdere, soprattutto adesso che è saltato il direttore sportivo. La Roma deve incamerare denaro entro il 30 giugno per rispettare i parametri del fair play finanziario. Non bastano i circa 30 milioni entrati dalle cessioni di Le Fée al Sunderland e Dahl al Benfica. E neppure l’imminente addio di Zalewski, che verrà riscattato dall’Inter per 6,5. A Trigoria erano abbastanza tranquilli fino alla scorsa settimana, perché stava per concretizzarsi il trasferimento di Angeliño all’Al-Hilal, ma le lungaggini nella negoziazione dovute anche alla perplessità del giocatore hanno fatto saltare l’affare, almeno momentaneamente. Dopo il Mondiale per club i sauditi potrebbero tornare alla carica, su input di Simone Inzaghi, ma per evitare sanzioni dall’Uefa la Roma deve contabilizzare un’altra plusvalenza robusta entro fine mese. In ballo c’è anche la partenza di Paredes, che sta già seguendo il Boca da spettatore negli Stati Uniti, ma è un altro discorso rimandato a luglio (e comunque frutterebbe “solo” i 3 milioni della clausola). E allora?
Roma, rinuncia dolorosa a N'Dicka
L’operazione che sistemerebbe ogni problema sarebbe la vendita di Evan N’Dicka, ieri premiato in patria come miglior calciatore ivoriano dell’anno. Sarebbe una rinuncia dolorosa ma anche comprensibile, a certe condizioni. I manager stanno sondando il panorama inglese e non solo per portare un’offerta alla Roma. Ancora però non si è arrivati a una trattativa. N’Dicka ha giocato tutti i minuti dello scorso campionato, è un pilastro della difesa, ma garantirebbe la plusvalenza ideale essendo stato ingaggiato due anni fa a parametro zero.
Roma e il fair play finanziario: cosa succede
Cosa succede se la Roma non rispetta la scadenza del 30 giugno, traguardo intermedio nel percorso di risanamento? Nel cosiddetto settlement agreement firmato nell’agosto 2022 il club sotto monitoraggio si è impegnato entro quattro stagioni, quindi come ha osservato Ranieri entro il giugno 2026, a raggiungere un equilibrio finanziario accettabile: l’Uefa non pretende che il bilancio sia in pareggio o addirittura in attivo ma che non si discosti da perdite aggregate di 60 milioni nel periodo in esame (esclusi gli investimenti considerati virtuosi: settore giovanile, stadio di proprietà, iniziative di solidarietà e calcio femminile). Nel frattempo però la Roma deve anche rispettare i paletti intermedi, che scattano ogni 30 giugno e ogni 30 dicembre, dimostrando alla commissione disciplinare Uefa significativi miglioramenti nei conti. Lo scorso anno, per esempio, la società ha chiuso il bilancio a -81 milioni. Un rosso pesante in assoluto ma incoraggiante rispetto al -102 del 2023. Se la violazione sarà trascurabile, pagherà una multa. In caso contrario rischierebbe sanzioni più gravi. La peggiore prevede l’esclusione dalle coppe europee. Ma la Roma assicura che non succederà, né adesso né dopo il 2026: per questo nei prossimi due mercati occorre tirare la cinghia.