La traversa di Dimarco, la clamorosa palla-gol sprecata da Lukaku, le due parate decisive di Ederson: chissà per quanto tempo l'Inter rimuginerà su quanto è accaduto a Istanbul dove ha giocato una grande finale di Champions League. L'ha vinta il City, per la prima volta nella sua storia e capace di infilare il Treble, il Grande Tris, emulando l'exploit United nel '99, ottavo club in Europa capace di questa strepitosa impresa assieme a Celtic, Ajax, Psv, United appunto, Barcellona, Inter e Bayern Monaco.
Guardiola trionfa 12 anni dopo
Dopo dodici anni, Pep Guardiola è tornato sul tetto d'Europa conquistando la sua terza Champions e agganciando Pasley e Zidane alle spalle di Ancelotti, nella classifica dei pluridecorati. Gundogan ha sollevato al cielo il trofeo più ambito sotto gli occhi di un'Inter che deve essere comunque orgogliosa di se stessa così come devono esserne orgogliosi i suoi tifosi e l'intero calcio italiano. Il City ha vinto con merito, ma dopo la splendida rete di Rodrigo, ha sofferto il rabbioso ritorno dei nerazzurri che, all'inizio avevano avuto il merito di affrontare i super favoriti con il coraggio e la determinazione necessari per impedire loro di ripetere i micidiali primi venti minuti della semifinale di ritorno con il Real. Acerbi ha neutralizzato Haaland, presentatosi in Turchia con i 52 gol segnati nelle 52 partite stagionali.
La serata no di Lukaku
I solisti del City hanno confermato la loro grandezza, ma l'Inter non ha mai chinato la testa sino all'ultimo minuto, nel disperato tentativo di andare ai supplementari. Non è stata la serata di Lukaku: dopo che la traversa aveva respinto il colpo di testa di Dimarco, anche lui fra i migliori, ha involontariamente intercettato la ribattuta del compagno e poco dopo si è mangiato un gol che segnerebbe cento volte, se cento volte gli si ripresentasse l'occasione. Complimenti City, ma su la testa, Inter. Sei stata degna dei nuovi Campioni d'Europa. E adesso, riprovaci.