Inzaghi, sei tutti noi (o quasi)

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Inzaghi, sei tutti noi (o quasi)© Inter via Getty Images
Ivan Zazzaroni
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Ci risiamo, e il protagonista è sempre lo stesso: Simone Inzaghi, 49 anni. Dalla finale di Istanbul alla prima semifinale, a Barcellona, colori e temi si ripetono: da tempo l’Inter è infatti l’unica esponente del calcio italiano capace di battersi con efficacia nella coppa più nobile: in Turchia avrebbe certamente meritato di più. Stasera Simone affronta la sfida complessivamente più difficile. Due sono le ragioni: la squadra viene da tre sconfitte consecutive e in particolare contro la Roma ha mostrato i segni dell’usura, e il vento soffia con insistenza alle spalle dell’avversario, che è primo in campionato, finalista in Coppa del Re e, appunto, al penultimo atto della Champions: “Hansi” Flick, che nell’autunno del 2023 era stato seguito anche dalla Roma, sta facendo un lavoro fantastico di recuperi (Szczesny), lanci (Cubarsí) e rilanci (de Jong, Raphinha), adattamenti tattici (Koundé), gioco e risultati.

Simone parte sfavorito, è perciò nella condizione di dover pretendere e ottenere più del massimo dai suoi.

Tiferò, tiferemo apertamente per lui. Non ho intenzione di chiedere il sacrificio impossibile a juventini e milanisti che - la natura non può essere tradita - seguiranno la partita, se la seguiranno, vestiti di nero e appollaiati sulla spalliera del divano di casa. Ma gli altri avrebbero il dovere di spingere l’italiana il più avanti possibile. Di sicuro Inzaghi godrà del sostegno di milioni di napoletani che per giustificato opportunismo sperano che l’Inter vada in finale e sprechi tutte le energie a disposizione per raggiungere quel traguardo. Non l’altro.

Lo so, avrei dovuto scrivere qualcosa di più intelligente, ma ci sono occasioni in cui l’emozione prevale sul resto. Parafrasando Ezra Pound, non vi è intelligenza senza emozione. Ci può essere emozione senza molta intelligenza, ed è cosa che nel calcio riguarda un po’ tutti. 


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