Vittoria e rimpianto© ANSA

Vittoria e rimpianto

Leggi il commento del Direttore del Corriere dello Sport - Stadio
Ivan Zazzaroni
3 min

Cosa sarebbe la Lazio con un po’ di mercato, tre novità, una per settore, in questa stagione di valori appiattiti? Cosa sarebbe con un presidente più vicino e sensibile al tifoso e all’idea del sogno? Me lo chiedo spesso perché la squadra di Sarri esprime una generosità e una voglia di fare quasi commoventi, mostrando tuttavia evidenti difetti di qualità: lo conferma il fatto che quando aumenta l’importanza della partita e la forza dell’avversario dà il meglio di sé, si fa di nebbia invece nelle sfide ordinarie quando la superiorità potrebbe marcarla l’eccellenza tecnica. 

Ieri ha giocato una signora partita, limitando la sofferenza ai primi trenta minuti della ripresa e al finale in cui il Milan ha esercitato la pressione della disperazione: Zaccagni, Guendouzi, Gila e Isaksen i migliori, ma anche Romagnoli ha fatto belle cose. 

E cos’è il Milan senza Modric, né una punta centrale degna di interpretare un ruolo che è fondamentale? Una squadra monca, costretta ad attaccare con due fantasisti abituati a sfruttare altri territori, in questo caso Leão e Loftus-Cheek, Pulisic solo in chiusura.  

Da questa combinazione di limiti, sottrazioni e sospensioni è uscita una partita che nel primo tempo non ha riservato emozioni: solo tanto impegno e tanta corsa. È notevolmente cresciuta dopo l’intervallo poiché il Milan ha cercato con insistenza il vantaggio, ma con scarsa efficacia, e la Lazio ha deciso di sfruttare la velocità di Isaksen e Zaccagni. 
Sarri comincia a dare un senso alla stagione, mentre Allegri esce da una delle due competizioni alle quali partecipa, oltretutto con la consapevolezza di non riuscire a completare l’organico, dal momento che né Elliott, né Red Bird sembrano disposti a rischiare altri soldi (chi li ha) a gennaio. 


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