Mancini ha ragione: i club senza italiani uccidono la Nazionale

Se nelle 27 giornate di Serie A, la percentuale di stranieri in campo ha sfiorato il 70 per cento. Se nei primi 10 marcatori della Serie A ci sono solo 2 italiani, Immobile e Zaccagni. Se anche il ct inglese Southgate lamenta che in Premier appena il 30 per cento di inglesi sia convocabile, è evidente che a un'emergenza si debba rispondere con soluzioni d'emergenza. Ad esempio, Retegui
Mancini ha ragione: i club senza italiani uccidono la Nazionale© Getty Images
Xavier Jacobelli
3 min

Prima di tutto i dati, perché i numeri schiacciano le parole. Se nelle 27 giornate di Serie A la percentuale di stranieri in campo ha sfiorato il 70 per cento. Se (Corriere dello Sport oggi in edicola, pagina 2) nei primi 10 marcatori della Serie A ci sono solo 2 italiani, Immobile e Zaccagni. Se dei 680 gol complessivi contati sinora, 475 sono stranieri e 186 italiani, cui aggiungere 19 autoreti. Se anche il ct inglese Southgate lamenta che in Premier solo il 30 per cento di giocatori inglesi sia convocabile, è evidente che a un'emergenza si debba rispondere con soluzioni d'emergenza. Ad esempio, Mateo Retegui, oriundo divenuto azzurro, uno che, soprattutto con questi chiari di luna in attacco, segna spesso e volentieri (29 gol in 50 partite con il Tigre, in Argentina), tenendo conto che per una ragione o per l'altra, Raspadori, Belotti, Kean e Pinamonti non sono a Coverciano. Mancini ha perfettamente ragione: i club senza italiani uccidono la Nazionale. I giovani italiani di talento ci sono, il problema è che la stragrande maggioranza degli allenatori non li fa giocare e alcuni brillano all'estero. Come Wilfried Gnonto, 19 anni, 20 presenze e 4 gol nella sua prima stagione in Premier con la maglia del Leeds o Gaetano Pio Oristanio, 20 anni, in prestito dall'Inter al Volendam, in Olanda, nazionale Under 21. "Anni fa dissi che dovevano giocare in Nazionale solo calciatori nati in Italia, ma non esisteva il problema. Il mondo è cambiato, la maggior parte delle Nazionali hanno giocatori naturalizzati. C'è chi ha fatto la trafila con noi e poi è stato preso da altri Paesi perché non aveva il doppio passaporto. Noi dobbiamo fare la stessa cosa".

Urgenti le riforme

Non solo. La Federazione deve spingere sull'acceleratore delle riforme: Gravina lavora per innalzare nella prossima stagione la quota degli italiani in Serie A: da 4 giocatori formati nel club +4 formati in Italia a 5+5 e soglia minima 4+4 nel campionato Primavera. Per "calciatori formati nel club" si intendono i calciatori che, tra i 15 anni (o l’inizio della stagione nella quale hanno compiuto 15 anni) e i 21 anni o la fine della stagione nella quale hanno compiuto 21 anni), indipendentemente dalla loro nazionalità o età, siano stati tesserati a titolo definitivo per il club nel quale militano, per un periodo, anche non continuativo di 36 mesi o per tre intere stagioni sportive, intendendosi per stagione sportiva il periodo che intercorre tra la prima data ufficiale e l’ultima data ufficiale del Campionato di Serie A, senza considerare anticipi, posticipi e/o rinvii di gare. Per "calciatori formati in Italia" si intendono i calciatori che, tra i 15 anni (o l’inizio della stagione nella quale hanno compiuto 15 anni) e i 21 anni (o la fine della stagione nella quale hanno compiuto 21 anni) di età, e indipendentemente dalla loro nazionalità o età, siano stati tesserati a titolo definitivo per uno o più club italiani per un periodo, anche non continuativo di 36 mesi, o per tre intere stagioni sportive. L'importante è agire. Altobelli, Paolo Rossi, Vialli, Vieri, Toni, Inzaghi: la galleria dei Numeri 9 azzurri aspetta altri ingressi. Da troppo tempo c'è troppo spazio a disposizione.


© RIPRODUZIONE RISERVATA