Mancini, il momento giusto

Leggi il commento del direttore del Corriere dello Sport - Stadio
Ivan Zazzaroni
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Mancini ha scelto il momento giusto, non ha sbagliato i tempi: si è dimesso a poche settimane dalle due partite di qualificazione agli Europei - che, per le ragioni che conosciamo, temeva - quindi ancor prima dell’inizio della stagione, e subito dopo aver ottenuto la fiducia da Gravina, che gli aveva affidato la supervisione delle nazionali, condividendo alcuni cambiamenti sostanziali (uomini, staff) e accettando un paio di scelte non particolarmente gradite. Fine dei pensieri e delle riflessioni, di un’evidente insofferenza del Mancio colta dai cronisti e derivata da una situazione tecnica poco incoraggiante (la qualità dei selezionabili) ma anche dalla consapevolezza di dover compiere un miracolo per recuperare il credito perduto con l’eliminazione dai Mondiali. Ero convinto che non sarebbe mai arrivato al 2026, la scadenza naturale del contratto: il ruolo gli piaceva eccome, ma al tempo stesso cominciava a stargli stretto: era più la fatica (seppur ben pagata) che il gusto.

Conoscendolo da oltre quarant’anni, me lo sarei aspettato dimissionario dopo l’eliminazione da Qatar 2022 e lo scrissi anche: rimasi sorpreso quando decise di restare, pensai che l’avesse fatto anche - ma non soprattutto - per non togliere un ruolo agli amici di sempre, Lombardo, Salsano, Nuciari, Evani, Oriali, il cerchio magico che lo scorso dicembre ha perso la figura più importante, Luca Vialli. Mancini era rimasto solo con le sue ansie e le sue certezze: ha controllato l’istinto fino a quando ha potuto. Infine ha deciso, ritenendo che qualcosa si fosse comunque rotto. L’offerta multimilionaria dall’Arabia che qualcuno suggerisce sia la causa principale dell’addio? Se così fosse, ne avrebbe parlato col presidente e insieme avrebbero trovato la soluzione più logica e meno traumatica per la Nazionale.

L’avventura azzurra di Roberto Mancini si chiude il 13 agosto del 2023 dopo 5 anni in cui tutto è successo: ci ha riportato il titolo europeo (che mancava dal ’68) e, per colpa di due rigori sbagliati e alcune scelte figlie della gratitudine londinese, ci ha lasciati a casa da Doha. Ora tocca a Spalletti, il sostituto più credibile, soprattutto dopo la stagione napoletana. Invece di un anno sabbatico (che gli hanno attribuito), avrà pochi mesi tra una partita e l’altra. Sono curioso di vederlo in un ruolo per lui nuovo.


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