L'avvocato Chiacchio esclusivo: "Tra De Laurentiis e Spalletti un duello privato, Figc estranea"

L'avvocato analizza la clausola della discordia che frena l'ex tecnico del Napoli, che la federazione ha scelto per il post Mancini in Nazionale
Antonio Giordano
4 min

NAPOLI - Visto da dentro, da chi il calcio l’ha vissuto nell’area di rigore e poi l’ha affrontato da giurista, quest’estate - a modo suo - passerà alla Storia: e proprio adesso che il pallone rischia di finire in un’aula di Tribunale, per il braccio di ferro tra Spalletti e il Napoli, Eduardo Chiacchio prende la Laurea di Giurisprudenza, la accomoda sulla panchina e ondeggia per un po’ con la toga addosso dinnanzi ad un dilemma che investe il Diritto e però anche il cuore. «Perché la Nazionale ha effetti emotivamente visibili».

Avvocato, la materia è scivolosa, per usare un eufemismo, e però anche chiara...
«Aggiungerei pure paradossale, perché questa è una questione privata o privatistica che riguarda due soggetti: Luciano Spalletti e la Società Sportiva Calcio Napoli. La Federcalcio non è terza, si può considerare persino estranea al duello rusticano che ne sta venendo fuori».

All’ultimo codicillo. O al primo, volendo.
«Bisogna stare nelle carte, perché un avverbio cambia l’interpretazione giuridico-legale. Quindi, nessuno oltre a Spalletti e a De Laurentiis e ai rispettivi staff di consulenti sono nel conflitto. Ho rispetto di loro».

La differenza è minima.
«Immaginiamo che ci sia scritto: in caso di tesseramento nel corso della stagione 2023-2024, il signor Luciano Spalletti è tenuto a riconoscere alla Società Sportiva Calcio una penale o un ristoro pari alla cifra "ics". Oppure che invece la frase sia: in caso di tesseramento con una società nel corso della stagione 2023-2024, il signor Luciano Spalletti è tenuto a riconoscere alla Società Sportiva Calcio una penale o un ristoro pari alla cifra "ics". C’è tutto un mondo, in quel passaggio apparentemente irrilevante, e da lì un giudizio che può essere orientato diversamente».

Se parlassimo, invece, di patto di non concorrenza?
«Saremmo di fronte ad un fatto meno spigoloso ed anche risolvibile in fretta: la Nazionale non è concorrente del Napoli. E dunque. Perciò è impossibile sbilanciarsi».

L’esperienza cosa la induce a pensare?
«Che valgono gli atti, non le supposizioni. Il Napoli ha sempre avuto padronanza delle situazioni di questo carattere, non ricordo precedenti in materia. Anche se con questo caso siamo andati oltre, perché stavolta c’è il coinvolgimento della Nazionale e quindi ci spostiamo al di sopra delle naturali contrapposizioni. Un 'beau geste' annullerebbe il confronto, ma non sono certo io a suggerire a De Laurentiis quello che deve fare. Non mi permetterei mai».

La Figc fa da spettatrice...
«Altro non può. Penso non voglia, neanche debba, ma questo è il parere dell’osservatore e non dell’avvocato. Avendo deciso che il Ct della Nazionale debba essere Spalletti, lo chiama, ci parla, trova l’accordo e ufficializza. E il tecnico sa, con consapevolezza, di avere un impegno con il suo precedente club: con quali paletti non è possibile sostenerlo, almeno noi non possiamo. Ma mi pare di capire che allenatore e Napoli siano convinti delle proprie posizioni. Quindi, deciderà attraverso il Foro competente oppure il Collegio arbitrale. Ammesso che Gravina e De Laurentiis, che sono dirigenti di lungo corso, non la archivino prima».

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