FIRENZE (dall’inviato) - L’ingresso della nuova Italia targata Spalletti sul campo di Coverciano è stato significativo, differente dalle modalità della precedente gestione, quando gli azzurri si presentavano alla spicciolata e con l’obbligo di rispettare l’orario. Il porticato che conduce allo spogliatoio è stato lasciato libero, i 29 convocati sono arrivati in blocco e precedevano il ct, scortato dal vice Marco Domenichini. Erano le 17,06. Sfumatura non banale. Spalletti è apparso dietro alla squadra e non davanti. Si è avvicinato alle inferriate per un selfie e ha risposto all’incoraggiamento di un tifoso: «Che Vialli ci protegga». La seduta di lavoro era aperta ai media e agli sponsor della Figc, ospiti anche una quindicina di bambini ucraini dell’associazione “Hope Ukraine” (rifugiati politici nel territorio fiorentino). Dopo qualche attimo la Nazionale era in campo al completo: 25 giocatori di movimento più 3 portieri, solo Donnarumma non si è allenato, dedicandosi ai massaggi. Provedel tra i pali, Vicario e Meret con Savorani, il preparatore dei portieri. Nessuno a casa, neppure un dolorino: ecco la prima buona notizia. Un segnale di svolta e di rottura rispetto al passato. Nell’ultimo biennio, compreso il ciclo settembrino post Wembley, non era mai successo che l’apertura di un raduno filasse via così liscia. Ogni volta si registravano defezioni o abbandoni. L’ultimo turno di campionato non ha prodotto infortuni. E nessuno è scappato dal ritiro, come tante volte era successo in passato.
Italia, un gruppo motivato
Spalletti è stato chiaro in mattinata, quando ha incontrato per la prima volta l’Italia, spiegando cosa vuole. Discorso motivazionale, senso di appartenenza, richieste precise sotto forma di entusiasmo e adesione alla causa. Deve prevalere il bene della Nazionale. Gli stessi concetti evocati sabato durante la presentazione. «Voglio gente felice intorno, cerco la felicità». Si affiderà alle regole del buon senso e alla responsabilità dei giocatori con fermezza, senza essere intransigente. Ha tenuto due riunioni nel suo primo giorno di lavoro a Coverciano. Il ct ha parlato di tattica e di come affronteremo Macedonia e Ucraina dopo l’allenamento, in cui ha cominciato subito a sviluppare l’idea di calcio che vuole trasferire all’Italia: costruzione dal basso, pressione alta. Buffon e Viscidi, coordinatore delle giovanili e uomo assai vicino a Luciano, hanno seguito l’allenamento dalla panchina.
Spalletti, pochi giorni per scegliere
Il ct è ancora dentro una fase di conoscenza. Avrà tempo sino a venerdì per decidere gli undici del suo debutto. Qualche indicazione è emersa dalle prime prove tattiche. Spalletti partirà dal 4-3-3. L’interpretazione del 4-2-3-1 era riferita alla pressione alta, in fase di non possesso, di una mezzala (Tonali o Barella) accanto al centravanti. L’ex milanista e l’interista sicuri titolari. La scelta del play orienterà il rebus dei due difensori centrali: se gioca Locatelli, potrebbe toccare ai laziali Casale e Romagnoli. Nel caso in cui Spalletti scegliesse Cristante, la coppia arretrata sarebbe formata da Mancini e Bastoni. Raspadori davanti sembra favorito su Immobile. Retegui insegue. Chiesa e Politano (o Zaniolo) nel tridente. Di Lorenzo terzino destro. Spinazzola proverà a insidiare Dimarco sulla fascia opposta. Gigio capitano (con Immobile in panchina) se Spalletti non deciderà di cambiare la storia della Nazionale per cui la fascia tocca all’azzurro in campo con più presenze.