Italia, il timbro si vede

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Alessandro Barbano
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MILANO - È l’Italia che reagisce, con genio e applicazione, l’Italia migliore. Quella del primo tempo. Che a tratti sembra il Napoli di Spalletti, per come palleggia finalmente veloce, passa tra le linee, si sovrappone e buca la retroguardia ucraina. Peccato che che sbaglia più di quanto sia consentito a una squadra che non può sbagliare. Per questo poi, nel secondo tempo, ha il latte alle ginocchia. Per questo il palleggio si rallenta, il possesso palla passa agli avversari, e Spalletti la disconosce questa Italia, perché non la sente sua, vorrebbe ridarle il ritmo con i cambi, ma i cambi non sono all’altezza, e s’infuria con Gnonto, che non è neanche la metà di Zaccagni, e allora cambia tutti quelli che può, perfino Barella, perché un po’ di freschezza serva almeno a controllare un risultato prezioso, mentre davanti si sbagliano ancora gol fatti. Che fatica, ragazzi!

Fatica e gioia, perché comunque c’è stata la reazione che volevamo. E se Frattesi affonda con tutta la rabbia di chi nell’Inter non trova posto, e se Zaniolo gioca con tutta la diligenza e l’intelligenza che nessuno più gli avrebbe riconosciuto, vuol dire che in questa settimana qualcosa è cambiato, nella testa e nei piedi di questi personaggi in cerca d’autore. Vuol dire che l’autore c’è. E anche il tempo di ricostruire una rosa più ricca e adeguata al suo spartito. Frattesi e Zaniolo sono il simbolo di questa vittoria sudata e irrinunciabile. E sono anche il primo timbro del nuovo cittì, perché interpretano alla perfezione il suo calcio. Fantasia, diligenza, perseveranza e quel pizzico di follia che leggi nello sguardo spiritato di Spalletti, quando sembra che voglia piegare un cucchiaino con il pensiero, senza illusionismi, ma con la forza delle sue convinzioni sulla realtà. Anche questo è il genio italiano.

Italia, ancora tanta strada da fare

Certo, l’Ucraina non è la Spagna, e neanche l’Inghilterra, che sta sei punti avanti nel girone. Vuol dire che tanta, tanta strada è ancora da fare. Per prima cosa serve che i migliori giochino. Gente come Frattesi non può subire la timidezza di Inzaghi nell’impiegare i nuovi acquisti. Lo stesso vale per Zaniolo, il cui potenziale continua a essere impari rispetto ai risultati sul campo. Poi servono i rincalzi, e bisogna sperare che gli infortuni risparmino quei pochi italiani su cui il tecnico può contare. Il resto dovrebbe farlo il governo, cambiando le assurde regole fiscali che hanno affossato l’economia reale del calcio, scoraggiando la costruzione dei talenti.

Da ultimo ci vorrebbe un pubblico di autentici tifosi dell’Italia. Non come quei decerebrati che hanno fischiato per tutta la gara Donnarumma. Davanti agli occhi degli ucraini, che giocano mentre i loro fratelli mettono in gioco la vita per difendere la sovranità nazionale, l’imbecillità dei sedicenti rossoneri fa ancora più vergogna. Se i dirigenti del Milan hanno una statura e un’anima sportiva, devono disconoscerli pubblicamente. Vale per Scaroni, Pioli e tutti quelli che rappresentano il club. Perché, se lo sport è anche educazione, non si comprende perché il calcio debba esserne esentato. Forza Italia, forza Gigio!


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