Var, perché negarsi d’invocare giustizia?

Var, perché negarsi d’invocare giustizia?© Getty Images
Antonio Giordano
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Prima che il Grande Fratello scendesse in campo, dentro quella bolla opaca c’era semplicemente un retro-pensiero a volte greve e altre persino offensivo: ma ora che il Var ha compiuto cinque anni viene persino il sospetto che si stesse meglio quando sembrava ce la passassimo peggio. All’epoca ognuno poteva disegnarsi uno scenario tutto suo, rifugiarsi in qualche tesi complottistica di comodo, inveire contro i Poteri forti: mentre adesso, dopo aver dato un’occhiata allo smartphone del vicino, si può esclusivamente urlare alla luna. Le «bugie» hanno i fotogrammi corti, si perdono tra i milioni di euro investiti per attrezzare a Lissone una mega-regia da Guerre Stellari che neanche ad Hollywood, e però si scopre che la macchina da presa non arriva in quella terra di nessuno dove inconsapevolmente si «nasconde» Candreva.

La tecnologia non fa sconti, travolge chiunque senza rispetto - anche le Vecchie Signore - ha il proprio buco nella retina e consente che un telefonino di ultima generazione scopra l’errore ch’è sfuggito nella stanza dei bottoni e diventi il virus capace di mandare in bug il sistema: nudo alla meta, il calcio non è ancora riuscito a coprire gli angoli più sperduti dell’Allianz (e forse pure quelli dell’Olimpico o dell’Arechi, chi può dirlo?) ma intanto aggiunge alla svista umana quella del «sistema» Video Assistant Referee, che fa così chic a pronunciarlo e così shock in certe notti improvvisamente turbolenti. Stavolta, e almeno ci si può pulire un po’ la coscienza, non è stata una questione di prospettive, né di libere interpretazioni - come invece è accaduto a Lecce - ma l’ipervalutazione dell’innovazione, della sua presunta fallibilità, demolita in un nanosecondo in Juventus-Salernitana, va a sommarsi agli svarioni fragorosi di queste prime sei giornate di campionato in cui se ne sono viste tante e forse anche troppe. L’abbaglio di Torino rientra gli inediti ma gli «equivoci» di Lecce-Monza suggeriscono di intervenire, di istituire il Var a chiamata per concedersi una sana boccata di giustizia, come nel tennis, nella pallavolo, nel basket, negli sport di questa società civile che guarda anche sotto al tappeto. Sempre che a Lissone - tra quei chilometri di cavi ed uno staff da Odissea nello Spazio - arrivi una prova trasparente. Ci fosse Kubrick, saprebbe cosa fare, senza ricorrere ad algoritmi.


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