Serie A, è caccia all’abbonamento: un segnale da cogliere

Leggi il commento sull'attrazione, irresistibile, del pubblico verso il calcio che sta per tornare
Serie A, è caccia all’abbonamento: un segnale da cogliere© Fabrizio Corradetti/LaPresse
Marco Evangelisti
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Forse ci salverà il calcio dal diventare Matrix, o Solaria, il pianeta creato nel 1956 da Isaac Asimov su cui nessuno incontra nessuno se non da lontano, dalla terrificante serenità delle proprie stanze luminose, dove tutti vengono risparmiati dal contatto umano e comunicano soltanto attraverso i monitor, le trasmittenti, i segnali subspaziali di cui sono figli concreti le reti digitali e i canali videosociali. E insieme con il calcio ci salveranno da quel destino tutti gli eventi di massa, le feste e gli assembramenti, i concerti e le adunate, le correnti fisiche di elettricità sentimentale di cui abbiamo bisogno e che per parecchio tempo ci sono state negate. Ma non facciamola drammatica. Restiamo alla banalità del calcio. A quella piccola ritualità estiva che ci forza a starne lontani, in senso propriamente topologico, per un paio di mesi prima di riprenderlo in mano e, se ne abbiamo voglia, di abbracciarlo. Ne abbiamo voglia. Non dappertutto, perché come ogni manifestazione dell’istinto il desiderio di vedere sport e spettacolo dipende dagli umori e quelli a loro volta dai risultati recenti delle squadre che amiamo e dalle sensazioni delle ultime settimane. Ma, per fare solo qualche esempio: il Cagliari che risale in Serie A all’ultimo istante dell’ultima partita ed è costretto a togliere il tappo alla quantità di abbonamenti concessi, avviandosi verso un tutto esaurito lungo una stagione intera; il Napoli che dopo alcuni anni di numeri tiepidi torna a far bollire le emozioni del suo pubblico e fissa un tetto più che raddoppiato alle tessere; Milan e Inter che confermano gli abituali sold out prima che venga agosto; la Roma affascinata dall’incantatore Mourinho che accresce di un altro dieci per cento la fidelizzazione dei sostenitori; e così via, sono tutti esempi di un’attrazione irresistibile del pubblico verso il calcio che sta per tornare, quello che di amichevole non ha nulla, quello del tifo reale e in presenza, quello delle fredde notti a Stoke, per rubare agli inglesi l’efficace mito che ha schiantato sul nascere la Superlega.

Serie A, c'è tanta voglia di calcio

Può stupire che il nostro calcio senza Mondiale (maschile, ovviamente: le donne giocano), senza soldi, senza impianti all’avanguardia, senza futuro prevedibile e dal presente un po’ scandaloso e un po’ mendicante (di prestiti gratis, di crediti fiscali) riscuota ancora tanto credito di passione. Ma le cose stanno così ed è una fortuna che dovremmo tentare di meritarci. Dal letargo della pandemia, durato un paio d’anni sembrati un secolo, ci eravamo risvegliati con la fame della privazione. E ci siamo sfamati, eppure continuiamo ad avere voglia di vedere partite e conoscere calciatori nuovi e continuare ad apprezzare quelli vecchi. Meglio se vivi e solidi, meglio delle immagini recapitate a domicilio attraverso frame più o meno fluidi, più o meno balbettanti. Il periodo storico in cui tanti club non sanno dove mettere gli spettatori (e torniamo pure a parlare degli stadi cadenti: ogni due o tre paragrafi ci va a pennello) e devono felicemente gestire il riflusso della gioia è lo stesso nel quale i broadcaster tagliano le offerte per i diritti televisivi e deludono le aspettative dei presidenti delle società, che attendono le aste triennali come i normali lavoratori attendono il ventisette del mese. Giorno di paga senza paga, un paradosso per chi aveva da tempo rinunciato a considerare gli incassi degli stadi un serio mezzo di sostentamento. Magari c’è una lezione da apprendere qui da qualche parte. Oppure è soltanto una di quelle oscillazioni della storia che non insegnano niente, anche se cambiano tutto. Alla fine comunque è bello che lo sport vada oltre lo show. Che ci si torni a vedere allo stadio, come se ancora esistesse una distinzione tra mondo reale e virtualità selvaggia. E come se tutto sommato il mondo reale continuasse a piacerci di più. Persino quando ti costringe a toccare gli altri, ad ascoltarli, e quasi ti convince che non sei solo.


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