Zirkzee idolo del Bologna: ascoltando Motta può diventare un top

Non è solo uno dei calciatori del presente e del futuro della squadra, ma anche un riferimento per i tifosi
Giorgio Burreddu
5 min

Abbiamo sempre bisogno di eroi e divi. Riccioli e colpi da funambolo stanno trasformando Joshua Zirkzee in quello che Bologna voleva, sperava, sognava: un idolo da osannare. Ma prima ancora di questo serviva un attaccante vero. Quando è arrivato sotto le due torri l’olandese era solo una promessa, il giocatore cresciuto nel Bayern Monaco, uno che aveva condiviso momenti e vittorie con campioni della taglia di Lewandowski. Era quello venuto a cercare fortuna in Italia, al Parma. Ma Zirkzee, qui, aveva trovato solo cattiva sorte, infortuni, guai. A forza di insistere la buona stella ha permesso a Joshua di incontrare Motta. Rapporto severo ma giusto, il loro. Quella scorsa era stata la stagione dei rimproveri di Thiago. L’allenatore glielo aveva detto in faccia: così no, devi dare di più. Poi Motta aveva iniziato a dirlo anche pubblicamente. Addirittura una volta il tecnico italo-brasiliano se n’era uscito con la ramanzina: «È un buon giocatore e ha talento, la società ha fatto un investimento importante e lui deve sapere che ha una grande responsabilità. Fino ad oggi questo non l'ho visto. Ha giocato quanto si è meritato». 

Zirkzee, l'attaccante perfetto per il Bologna

Acqua passata, oggi è tutta un’altra storia. Che piace ai tifosi. Sono bastate quattro partite tra coppa (con un gol da cineteca) e campionato (rete al Cagliari) per convincere Motta che Zirkzee è un attaccante perfetto, a misura di Bologna. Una città e un club da sempre abituati ai grandi bomber, ai giocatori stellari. Forse un po’ meno negli ultimi anni, quando il ruolo del centravanti non ha avuto più lo stesso senso e lo stesso peso di una volta. Prima Rodrigo Palacio, giocatore sopraffino ma mai veramente finalizzatore. L’argentino è stato un giocatore decisivo per il Bologna delle ultime stagioni, al punto da diventare persino un rimpianto nonostante l’età. E poi Barrow. Su Musa i teorici si sono divisi. A lungo ci si è scervellati: può essere punta oppure no? In molti lo volevano trasformare in centravanti, in una prima punta. Una metamorfosi mai giunta a pieno compimento. Con Barrow ci aveva provato Mihajlovic, riuscendo anche a far rendere il ragazzo in qualche partita. Motta è stato più sbrigativo: Musa ha avuto le sue chance (poche), non le ha sfruttate, e addio treno rossoblù. Punta è stato Arnautovic prima di passare all’Inter. Ma lì ci si era messo di mezzo il carattere dell’austriaco, e il suo fisico. Mai veramente al top, Arna, sempre pieno di acciacchi, dolori, dolorini, lamentele. Un rapporto con Motta ben più che difficile, e alla fine anche Marko è andato a giocare da un’altra parte. 

Zirkzee, una bella storia  

È rimasto lui, Zirkzee, con i suoi capelli, simbologia di uno status e una spensieratezza figlia dei vent’anni. Il giocatore olandese è calmo, pacato. Forse troppo per uno come Motta, che l’anno scorso voleva vederlo macinare chilometri e mettere dentro i gol. L’estate deve aver portato consiglio a Joshua, che dopo un malessere iniziale ha dunque ceduto al desiderio di diventare un top player. Qui. Sotto le torri. A fine agosto l’epifania: il gol capolavoro contro il Cesena, la scintilla che ha acceso questa storia stagionale. Buone partite Zirkzee ne ha giocate anche in campionato. Milan, Juventus pure. Fino al gol contro il Cagliari. Adesso la versione di Motta è ben altra cosa rispetto a qualche mese fa: «Zirkzee è un giocatore fantastico». Certo il ruolo di centravanti non è del tutto coperto. L’olandese ha vicino a sé il compagno di Under 21 van Hooijdonk, un altro destinato a cambiare aria prima che chiudesse il mercato. Zirkzee è perciò l’unico davvero in grado di prendersi l’attacco sulle spalle. Difficile che possa farlo sempre a suon di gol. Ma l’idea lo rende affascinante e divo, quello che serviva alla città per esplodere di gioia. 


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