Barella, "figlio" di Riva
In 48 anni la scuola calcio, prima situata alle Saline di Stato e poi all’Amsicora, ha permesso a 20 mila bambini di muovere i primi passi nel pallone. Oggi l’associazione ne accoglie 400, guidati da allenatori laureati in scienze motorie, e si distingue per progetti sociali e di inclusione, anche con bambini diversamente abili. In questo humus fertile - dove non mancano le problematiche, che poi sono le stesse di altre asd tra riforma del lavoro sportivo e costi triplicati - è cresciuto, a partire dai 5 anni, pure Nicolò Barella. «Gigi stravedeva per lui - ricorda Cortis - apprezzava il fatto che avesse un talento donato dal cielo, una famiglia solida e pochi grilli per la testa». Il centrocampista dell’Inter e della Nazionale lunedì ha appreso la notizia della scomparsa di Riva nell’intervallo della sfida con il Napoli a Riyad. Nella ripresa è tornato in campo con gli occhi gonfi di lacrime, poi ha scelto questo come unico messaggio da pubblicare sui social nella notte dell’ennesimo trionfo: «Ciao Gigi, immensamente grazie. Sei stato e sempre sarai il nostro mito». Per Nicolò è stato come un padre e lo stesso può dire Gianluca Festa, l’allenatore che lo fece esordire in Serie A nel 2015 e in passato primo della classe 1969 a esordire in Primavera. Festa giocò con Cagliari, Roma, Inter e poi in Inghilterra, prima di sentire forte il richiamo dell’isola e chiudere la carriera prima al Casteddu e poi nei dilettanti sardi. Questa terra è fatta di radici profonde anche se ti lascia spiccare il volo. È uno degli insegnamenti lasciati da Gigi Riva.
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Nella scuola Riva dove tra i talenti sbocciò Barella
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Il centro e i bambini
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Barella, "figlio" di Riva