Fiorentina sfiorita all'ombra di Vlahovic

Le 13 punte acquistate nell’era Commisso non hanno fatto i gol di Dusan, eredità del passato
Fiorentina sfiorita all'ombra di Vlahovic
Andrea Giannattasio
5 min

FIRENZE - Rocco Commisso appena un mese fa l’aveva definita una «cessione fenomenale» e non c’è dubbio che, numeri alla mano, per i forzieri della Fiorentina l’addio di Dusan Vlahovic abbia garantito un guadagno davvero inestimabile, essendo stata la più ricca plusvalenza della storia viola.

Una cessiona da settanta milioni e più

Del resto, vendere un giocatore a diciotto mesi dalla scadenza del contratto per una cifra superiore ai 70 milioni di euro (lui che, di milioni, ne valeva appena 1,7 quando Pantaleo Corvino lo acquistò dal Partizan) ha tutti i contorni di un’operazione da applausi. Eppure, al di là dell’indubbio beneficio di poter vantare il bilancio in attivo (di questi tempi non si sa mai) e dello scampato rischio di perdere a 0 un patrimonio della società, il deficit tecnico che è derivato dalla partenza del serbo sta presentando il suo salatissimo conto persino oggi, a nove mesi da un divorzio che a Firenze sta ancora facendo discutere.

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Metà a secco

La riprova si è avuta con l’inizio di stagione della Viola 2.0 targata Italiano, una squadra che oltre ad aver collezionato il peggior rendimento offensivo degli ultimi sei anni con 7 gol in 8 partite (persino i modesti attacchi a disposizione di Pioli e Iachini, con 14 e 10 reti dopo gli stessi turni, pungevano di più) in campionato non è fin qui riuscita a far esultare più di una volta nemmeno un giocatore. E su dodici gare fin qui disputate - Europa compresa - nel 50% dei casi è rimasta a secco. Ma che la Fiorentina sia sempre stato e sia tuttora un gruppo obnubilato dal fantasma di Vlahovic è ormai un dato di fatto, visto che tutti i giocatori offensivi (esterni, trequartisti e punte) acquistati o presi in prestito durante l’era Commisso, ovvero dal 2019 ad oggi, non sono stati in grado di segnare il computo totale dei gol che il solo serbo era invece stato capace di siglare in due anni e mezzo in maglia viola.

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Tredici contro uno

Su tredici innesti in attacco fatti dal 2019 alla scorsa estate (da Boateng e Ghezzal passando per Ribery, Cutrone, Callejon, Kouame, Gonzalez e Piatek fino alle meteore Pedro e Kokorin e a gli ultimi arrivati Cabral, Ikoné e Jovic) sono stati totalizzati appena 40 gol distribuiti su tre competizioni, ovvero Serie A, Coppa Italia e Conference League: una media di 3,07 reti a testa (nell’elenco non sono conteggiati Saponara, Eysseric e Sottil, visto che sono innesti della precedente gestione). Un numero che risulta più basso rispetto alle 49 segnature che invece il solo numero 9 era riuscito a collezionare.

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La riprova

A questo scenario poco confortante va aggiunto l’utilizzo delle punte che sono oggi a disposizione di Italiano. E in tal senso la loro gestione nell'ultima trasferta di Bergamo è emblematica: Jovic, ovvero colui che era visto come l’erede di Vlahovic, ha giocato dal 75' da trequartista mentre Cabral, rimasto a Firenze durante la sosta, è entrato in campo a 5’ dalla fine. Qualcosa, evidentemente, non sta funzionando. E quel fantasma bianconero continua ad aleggiare.


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