Di nuovo incontro alla storia, camminando su una strada sempre difficile e tortuosa ma adesso conosciuta nella sua interezza e quindi percorribile con il piede che affonda sull’acceleratore. Sono passati poco più di tre mesi dalla delusione di Praga e stasera la Fiorentina riprende dal Belgio il suo percorso europeo, con molte motivazioni in più rispetto alla scorsa stagione. Una sopra le altre, di cui si è parlato spesso nel gruppo viola dall’inizio della preparazione estiva a oggi: riprovare a vincere la Conference League. Un anno fa era un’ambizione, oggi chiamiamolo obiettivo. E’ quasi un moto di orgoglio e riscatto quello che accompagna la squadra di Italiano in questa nuova avventura: la Fiorentina è stata migliorata e gli obiettivi si sono alzati, quindi è praticamente un dovere inseguire i successi, fra questi c’è la finale di Atene. E, in definitiva, il concetto si legge anche nelle parole di Rocco Commisso poco prima di volare in Belgio con la squadra: «Non so se questo è un girone più o meno difficile del raggruppamento della scorsa edizione, ma noi abbiamo iniziato qualcosa un anno fa e faremo meglio».
Genk l'avversario più temibile
La Fiorentina dovrà però iniziare subito forte. Perché a Genk, terra di fatica e di miniere sotto un cielo grigio, i viola saranno attesi da una partita complicata. Dentro a uno stadio che traboccherà di agonismo, la squadra di Italiano affronterà probabilmente l’avversaria più temibile del girone, rabbiosa per la doppia eliminazione nelle qualificazioni di Champions ed Europa League ma reduce anche da 7 gare positive e dalla vittoria nell’ultimo turno di campionato in casa dell’Union Sg. Certo, il Ferencvaros domina l’Ungheria da cinque stagioni e nelle ultime 6 gare ha segnato addirittura 29 reti, ma (in attesa di capire di che pasta sono fatti i serbi del Cukaricki) il Genk, uno scudetto recente nel 2018-2019 e una coppa nazionale nel 2020-2021, rimane la principale antagonista della Fiorentina in questo gruppo. Con Bonaventura acciaccato e rimasto a casa al pari di Ikoné, la vigilia si è complicata ulteriormente.
Attesa per Nzola e Beltran
La Fiorentina deve anche augurarsi che qualcosa in attacco si sblocchi, perché il carico dei gol non può ricadere sul resto della squadra. Sei presenze a testa finora e nessuna rete realizzata da Nzola e Beltran, ovvero la parte più sostanziosa del profondo rinnovamento dei viola sul mercato. E’ vero, ci vuole tempo (più scusabile l’argentino che non l’ex Spezia), ma alla fine di settembre si fa sul serio e Italiano ha bisogno assolutamente del salto di qualità dei suoi attaccanti. La scorsa stagione Arthur Cabral e Luka Jovic sono passati attraverso momenti di esaltazione (pochi) e di depressione (molti), alla fine non hanno convinto la Fiorentina e il suo allenatore a tenerli, eppure nel bilancio 2022-2023 la conquista della finale con il West Ham è passata anche dai loro gol, 14 in due compreso il play off di agosto (8 il brasiliano, 6 il serbo, entrambi al vertice della classifica cannonieri della competizione). Un bottino che dovrebbe essere se non eguagliato almeno avvicinato da chi li ha sostituiti: lo impone la difficoltà di una Conference League lunga ed estenuante. Oggi, a meno di sorprese, toccherà a Beltran partire dall’inizio. L’argentino, dal punto di vista tecnico, ha fatto vedere nettamente qualcosa in più rispetto all’angolano, però ora deve mostrare anche la confidenza con il tiro e il gol. Alla Fiorentina serve come il pane: il viaggio europeo ricomincia e c’è un obiettivo da raggiungere, non più un’ambizione.