Dzeko, beato chi ce l'ha

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Dzeko, beato chi ce l'ha© ANSA
Ivan Zazzaroni
4 min
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Doveva essere il Grande Giorno. Lo è stato solo per l’Inter che, al di là degli 8 punti che la tengono ancora lontano dal Napoli, ha trovato la prestazione, l’intensità, la pienezza delle linee e avuto la conferma dell’imprescindibilità di Dzeko - antico pallino di Spalletti -, attaccante capace di fare reparto tanto con Lukaku quanto con Lautaro o Correa, oltre che da solo , a prescindere dalla struttura fisica. Nell’occasione proprio Dzeko e con lui Barella, Mkhitaryan e Dimarco hanno consentito a Inzaghi di realizzare la partita che sognava e di battere con merito il Napoli; un Napoli discreto, non eccezionale come nei primi mesi, che non è andato oltre il palleggio insistito e che, soprattutto nella prima parte, è stato più volte graziato dall’avversario. L’Inter subito in palla e il Napoli sconfitto per la prima volta in campionato hanno dato il senso della novità post-Qatar e già immagino i discorsi di chi anticipava rallentamenti spallettiani che in realtà non r itrov o nella storia.  

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Tutto il resto mi ha riportato al 13 novembre. La prima impressione, di solito la migliore, la illustro così: come se 52 giorni di attesa e vuoti emotivi fossero trascorsi invano. O quasi. Rare le novità, piacevole lo sviluppo orario delle partite, a coppie e a distanza ravvicinata. Cosa s’è (ri)visto? La Juve di prima del Mondiale, senza i portatori di qualità, gli assenti non sempre giustificati, quelli che… il mercato: la Juve vincente per la settima volta di fila e fortunata, tanto. La Roma di prima: vincente, ma… squadra da Champions esclusivamente nelle fantasie di qualcuno. Il Milan di prima: vincente tra alti, bassi, qualche sofferenza e quel qualcosa in più che solo la squadra di Pioli riesce a tirar fuori nei minuti finali. L’Atalanta di prima: tutta un ritardo, un inseguimento, una rincorsa. Spiazzante la Lazio, quella che non dovresti aspettarti mai. Così come la Fiorentina: incomprensibile, indecifrabile.  

E poi il Bologna disturbato dall’arbitraggio. E i soliti problemi di streaming. La visione, già. E ovviamente Inter-Napoli, per chi l’ha potuta vedere. Di relativamente nuovo, l’atteggiamento degli arbitri, alcuni dei quali si sono messi a fischiare molto meno che in passato (in primis Sozza) , trascurando anche qualche fallo, in funzione di un gioco più fluido, meno frammentato.  

La seconda impressione, che è una certezza, è questa: Napoli e Inter hanno molto più degli altri, anche nell’idea, oltre che nella qualità degli interpreti: hanno un maggior numero di scelte di livello, vantaggio impagabile quando il calendario ti costringe a giocare tre volte a settimana. In termini strettamente tecnico-tattici: hanno il movimento senza palla, più soluzioni di gioco e alternative per il portatore, e difensori con piedi “educati”, gente in grado di uscire di casa con le chiavi in tasca. Non è poco: è tanto. È tutto.


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