Tutto su Lautaro Martinez e Leao, le perle rare per lo scudetto

L’argentino può superare il suo record personale di 21 reti in A, il portoghese ora segna di più
Tutto su Lautaro Martinez e Leao, le perle rare per lo scudetto
Alberto Polverosi
4 min

MILANO - Insieme. Uno a sinistra l’altro al centro. Sarebbe la coppia dei sogni, anche se né l’uno (Rafa Leao), né l’altro (Lautaro Martinez) possono lamentarsi della compagnia di Milan e Inter. Il portoghese ha un terminale come Giroud e in questa stagione ne ha trovati altri due piuttosto efficaci, come Pulisic e Okafor; l’argentino, dopo Lukaku e Dzeko, ha scoperto in Thuram una spalla ideale. Leao e Lautaro sono le cime delle due squadre al comando del campionato. Sono garanzia di spettacolo e di gol, rappresentano ciascuno per conto proprio il meglio di quanto possa offrire la Serie A insieme a due napoletani, Kvaratskhelia e Osimhen, che per ora inseguono. Ruoli diversi, compiti diversi, caratteristiche diverse (per questo potrebbero formare una coppia stellare), ma stessa capacità di diventare determinanti.

L’imprendibile portoghese

Come si ferma Leao? Se lo sarà chiesto per un tempo intero il malcapitato Marusic. Quando dà gas, il portoghese non ha ostacoli. La sua tecnica, o meglio, il suo modo di travolgere le difese, si avvicina a quello di Mbappé che, sia chiaro, appartiene a una più alta categoria. Non sempre salta l’avversario sul posto, più spesso lo taglia fuori con l’allungo, con uno scatto prolungato e un altro scatto dentro alla stessa progressione. Usa gli arti inferiori e quelli superiori alla stessa maniera, se prende 50 centimetri sullo spunto, poi taglia fuori il terzino col braccio, il miglior “tagliafuori” della Serie A, e a quel punto non lo prendi più. Il movimento è chiaro: Leao scappa all’esterno, arriva sul fondo e quando mancano pochi centimetri alla linea bianca piazza la palla indietro, rasoterra, perché lì l’aspettano Giroud, Pulisic e ora anche Okafor. Le due palle-gol servite dal ragazzone di Almada contro la Lazio sono l’esempio di quello che può fare durante la partita, soprattutto quando suona la sveglia. La continuità non è il suo pezzo forte, anche se negli ultimi anni ha fatto dei progressi. Da una partita all’altra, ma anche dentro la stessa partita, Leao può passare dall’indolenza alla determinazione. Ci sono delle giornate in cui si trascina per il campo, altre in cui infiamma San Siro. Contro la Lazio, altro esempio, primo tempo vuoto, secondo strapieno. Per ora, in questa stagione sono di numero maggiore le gare in cui ha piazzato i suoi colpi fantastici. Da un paio di anni ha cominciato anche a segnare di più: 6 gol al primo e al secondo campionato col Milan, 11 al terzo, 15 un anno fa, adesso è già a 3 con 4 assist. Se un giorno Leao sarà pienamente consapevole delle proprie qualità, non ce ne sarà per nessuno.

L’irrefrenabile argentino

Parliamo di quella consapevolezza che Lautaro Martinez, due anni più anziano di Leao, ha raggiunto da diverse stagioni. I 4 gol di Salerno sono per adesso il punto più alto della sua statura di bomber, ma questo fenomeno dell’area di rigore dopo la prima stagione con l’Inter (6 gol) non è mai sceso sotto quota 14. Ora minaccia di superare le 21 reti segnate negli ultimi due campionati, dopo 7 giornate è quasi a metà con 9 gol. Ha una qualità straordinaria, quella di sdoppiarsi: è vero che il suo regno è l’area, ma quando l’Inter muove la palla Lautaro è molto spesso nella posizione che l’anno scorso occupava Dzeko, fa il regista d’attacco, smista e subito dopo lo trovi in zona-gol. Non puoi concedergli mezzo metro, ti fulmina. Ha forza fisica e tanta resistenza, segna in mille maniere diverse, non è un gigante (174 centimetri) ma di testa ha il tempismo degli specialisti. Ha un’altra capacità non da poco, sa legare con ogni tipo di partner, ha giocato con Lukaku e insieme hanno vinto uno scudetto (41 gol in due in quella stagione), con Sanchez, con Dzeko, ora con Thuram e il suo rendimento non è mai diminuito. Una forza della natura.


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