Inter, Inzaghi e Rocchi: il peso dei cambi

Leggi il commento dopo il successo dei nerazzurri sul Verona
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Il peso dei cambi Simone Inzaghi lo aveva capito nelle ultime settimane, Gianluca Rocchi se ne sarà fatto un’idea piuttosto chiara ieri pomeriggio: senza il titolare non si può mai essere sereni. Il tecnico nerazzurro, salvato poi da Frattesi, è stato tradito due volte da Arnautovic sul più bello; il designatore si ritrova un’altra grana da gestire per colpa del destino (Fabbri non era stato scelto per la sfida di San Siro) e dei limiti individuali dell’arbitro e del Var Nasca. La moviola di Edmondo Pinna analizza in modo approfondito gli errori commessi e le possibili conseguenze sul futuro prossimo dei due arbitri, in particolare di Nasca, peraltro già protagonista nelle scorse settimane. Al di là dei giudizi sui singoli, il bilancio al giro di boa non lascia intravedere all’orizzonte un girone di ritorno più sereno sul fronte arbitrale: uniformità di giudizio su episodi simili, linearità nell’applicazione del protocollo, prevedibilità della sanzione da applicare con lo stesso metro in analoghe situazioni di gioco. Le spiegazioni mordi e fuggi negli spogliatoi ai dirigenti servono a poco se poi non c’è un seguito, gli audio diffusi una settimana dopo non bastano a fare chiarezza e a stemperare le tensioni. Anzi, quasi quasi alimentano le dietrologie.


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Inter al giro di boa

A ciascuno il suo giro di boa, comunque. E Simone Inzaghi si prende volentieri questo primo posto al traguardo volante che vale mezzo scudetto (o un po’ di più, lo dicono le statistiche) e dunque mezza stella, la seconda, che è poi l’obiettivo dichiarato della proprietà, avendo tuttavia imparato bene la lezione di due anni fa che portò lo scudetto nell’altra metà di Milano. Al debutto sulla panchina nerazzurra fu campione d’inverno con un turno d’anticipo e girò a 46 punti, due in meno di quest’anno. Due punti ballano anche tra questa Inter e il Napoli tricolore di Spalletti, che nel 2022-23 chiuse l’andata a 50 punti dopo aver perso per la prima volta proprio contro i nerazzurri. Differente lo scenario: gli azzurri, nonostante il ko, erano virtualmente già in fuga; oggi l’Inter non riesce a scrollarsi di dosso una Juve che fa paura perché si chiama Juve e perché è guidata da Allegri, mister sei scudetti, e tanto basta a temerla nonostante il gap in termini di qualità e profondità della rosa. In parte ne è una prova un eccesso di tensione che ha tradito i nerazzurri dopo il pari del Verona che oggi li avrebbe esposti al rischio (piuttosto probabile) di aggancio da parte della Signora. A proposito di rosa, l’obiettivo dichiarato del ventesimo scudetto non sarà sostenuto dalla proprietà con un extra budget per la sessione di gennaio che dunque si chiuderà fondamentalmente con l’arrivo di Buchanan. Eppure le due gare vissute senza il Toro un campanello d’allarme l’hanno fatto suonare, perché Sanchez è in ritardo e questo Arnautovic vive un momento di palese disagio: non solo non la butta dentro, ora la toglie anche dalla porta. Quanto meno non è fortunato, diciamo così, e agli attaccanti si può applicare la stessa teoria di Napoleone sui generali baciati dalla buona sorte. Nel confronto con l’Inter vice campione d’Europa, poi trasformata dal mercato, il conto più salato lo paga proprio l’attacco. Un anno fa accanto a Lautaro si alternavano Dzeko e Lukaku, oggi l’argentino non può lasciare Thuram tra le braccia di un partner occasionale.


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Inter, finale da brividi contro il Verona

In un sabato turbolento, l’Inter raccoglie tuttavia un’altra conferma che questo sembra essere davvero il suo anno, parliamo dell’episodio che cristallizza il 2-1: al netto del caos arbitrale, la sintesi di oltre 102 minuti di partita sta in quel pallone calciato da Henry che rotola sul palo e che poi Folorunsho spedisce fuori. Potevano essere altri due punti persi da situazione di vantaggio, come a Marassi con il Genoa, come in casa con il Bologna, per non parlare del Sassuolo, ma non è stato così. Sarà il girone di ritorno a svelarci se e quanto l’errore di Henry avrà influito sugli obiettivi dell’Inter e del Verona. Abbiamo però una certezza: ieri non ha perso l’attaccante francese, ha perso chi gli ha scritto le cose più orribili via social.


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Il peso dei cambi Simone Inzaghi lo aveva capito nelle ultime settimane, Gianluca Rocchi se ne sarà fatto un’idea piuttosto chiara ieri pomeriggio: senza il titolare non si può mai essere sereni. Il tecnico nerazzurro, salvato poi da Frattesi, è stato tradito due volte da Arnautovic sul più bello; il designatore si ritrova un’altra grana da gestire per colpa del destino (Fabbri non era stato scelto per la sfida di San Siro) e dei limiti individuali dell’arbitro e del Var Nasca. La moviola di Edmondo Pinna analizza in modo approfondito gli errori commessi e le possibili conseguenze sul futuro prossimo dei due arbitri, in particolare di Nasca, peraltro già protagonista nelle scorse settimane. Al di là dei giudizi sui singoli, il bilancio al giro di boa non lascia intravedere all’orizzonte un girone di ritorno più sereno sul fronte arbitrale: uniformità di giudizio su episodi simili, linearità nell’applicazione del protocollo, prevedibilità della sanzione da applicare con lo stesso metro in analoghe situazioni di gioco. Le spiegazioni mordi e fuggi negli spogliatoi ai dirigenti servono a poco se poi non c’è un seguito, gli audio diffusi una settimana dopo non bastano a fare chiarezza e a stemperare le tensioni. Anzi, quasi quasi alimentano le dietrologie.


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