Allegri alla Juve fino alla fine: palla a Elkann, quando sarà l'incontro

La rinuncia al tecnico (e al suo staff) costerebbe alla società altri 43 milioni. Bilancio alla mano, solo un intervento di Elkann potrebbe portare al ribaltone
Allegri alla Juve fino alla fine: palla a Elkann, quando sarà l'incontro© Juventus FC via Getty Images
Filippo Bonsignore
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TORINO - «Ci vediamo il 10 luglio». L’orizzonte è già chiaro per Massimiliano Allegri: tra 34 giorni si riparte per una nuova avventura, per la stagione che deve essere necessariamente quella della rinascita della Juve. C’è la data di quando incomincerà il cammino ma, al momento, poco altro: ci sono tanti dossier sul tavolo della dirigenza alla Continassa e il più importante riguarda proprio l’allenatore. Da parte sua, Max non molla, non arretra di un millimetro: è blindato da altri due anni di contratto e si sente l’allenatore del futuro, a dispetto dei rumors e dell’incertezza che accompagnano questa fase e nonostante a Udine sia apparso provato come non mai. Stanco, scarico dopo un’annata tremenda, piena di tensioni, delusioni e soprattutto senza titoli. Motivato e desideroso, però, come ha sempre confermato in questo periodo, di rimettersi al timone della nave per condurla nuovamente al porto sicuro della vittoria. Adesso è tempo di vacanza, di ricaricare le batterie e dedicarsi agli affetti più cari ma sono anche i giorni dei bilanci e delle decisioni. «Prima andrò da mio nipote, poi andrò a Livorno. Io sul piatto metto la mia professionalità, la mia serenità e il mio lavoro, tutto il resto dipende dalla società. Io devo solo mettermi a disposizione, come ho sempre fatto, per il bene della Juventus alla quale sono legato sia professionalmente che sentimentalmente. Non c’è nessuna trattativa in corso per la risoluzione del contratto; dovete chiedere alla società».  

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Futuro Allegri, palla a Elkann

Allegri c’è, insomma, ora la palla passa alla proprietà. L’impressione è che soltanto un intervento diretto di John Elkann, amministratore delegato di Exor, la holding che controlla il club bianconero, possa portare al ribaltone e a sconfessare la linea che lui stesso aveva tracciato all’alba della bufera giudiziaria, indicando in Max il «punto di riferimento dell’area sportiva». Eravamo a fine novembre, subito dopo il terremoto che aveva portato alle dimissioni dell’ex presidente Andrea Agnelli e dell’intero Cda. Da quel momento, la Juve ha vissuto sulle montagne russe, sballottata dalle vicende extra sportive, fino all’epilogo di Siviglia e al crollo di Empoli che hanno pregiudicato le residue speranze di vincere un trofeo e di giocare nell’Europa dei grandi l’anno prossimo. Il bilancio sportivo è deficitario ma sono altri i conti che pesano nella scelta della società sull’allenatore: sono i costi di un eventuale addio, perché voltare pagina e salutare Allegri e il suo staff costa attorno ai 43 milioni. Sarebbe un impegno sostenibile per una società che ha chiuso l’ultimo bilancio in rosso di 239 milioni e dovrà fare a meno di almeno 80 milioni di mancati introiti della prossima Champions? La risposta sarà nella decisione che verrà presa dal club e che si compirà anche attraverso un summit con l’allenatore, atteso nei prossimi giorni.  

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Ds Juve, soluzione Manna

Il tempo, in ogni caso, st ringe: tra poco più di un mese si torna alla Continassa e le incombenze sono tante. A cominciare dal nuovo direttore sportivo: il prescelto è Cristiano Giuntoli ma ci vorrà tempo affinché si concretizzi la separazione dal Napoli. Così, nel breve termine, la Juve si affiderà a Giovanni Manna, ds della formazione Next Gen, come soluzione ponte per potersi dedicare alla (ri)costruzione della squadra. L’assenza dei ricavi Uefa comporterà la probabile cessione di un top player (Vlahovic?) ma tutti sono sacrificabili. Si va incontro ad un ridimensionamento e si va incontro, nell’arco del mese di giugno, anche al pronunciamento della Uefa che chiarirà se la Juve potrà giocare, o meno, la Conference League. E pure pensando alla terza coppa per importanza non si può scherzare: giocarla, anche se in una annata di rifondazione, comporterebbe il dovere di vincerla. Senza contare il peso di giocare un playoff già a fine agosto e poi di giovedì, con trasferte spesso scomode. Con tutto da perdere, ovviamente. 


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