Chiesa e Allegri, l'equivoco tattico alla Juve che ha incrinato il rapporto tra i due

La strana parabola stagionale dell'azzurro è una conseguenza dell'allenatore che preferisce far giocare Federico da seconda punta invece che da attaccante esterno
Chiesa e Allegri, l'equivoco tattico alla Juve che ha incrinato il rapporto tra i due© ANSA
Filippo Bonsignore

«Sono sempre il primo cambio...». Il fastidio per l'ennesima sostituzione della stagione era stato evidente già in diretta. Quando, al minuto 65 del derby di sabato scorso, Allegri ha richiamato in panchina Chiesa per la ormai consueta staffetta con Yildiz era chiaro a tutti che Federico non l'avesse presa bene. Quando si è alzato il tabellone con i numeri di maglia dei giocatori, aveva fatto un giretto per il campo come ad esorcizzare quanto stava per accadere, conscio che sarebbe toccato ancora una volta a lui lasciare il terreno di gioco. L'attaccante bianconero è uscito a testa bassa, scuro in volto, andandosi a sedere accanto ai compagni con un’espressione tutt'altro che felice. Ora si aggiunge un elemento ulteriore che fa capire lo stato d'animo dell'ex viola: c'è un labiale, catturato dalle telecamere di Dazn, che conferma il nervosismo di Fede. «Sono sempre il primo cambio...».

Tutte le volte che Allegri ha sostituito Chiesa

Sembra un remake del «Why always me?» di balotelliana memoria. Perché sempre io? sembra chiedersi Chiesa. La sfida con il Torino all’inizio aveva visto un Fede intraprendente e incisivo, capace di apparecchiare in pochi minuti la clamorosa chance fallita da Vlahovic e di avviare l'azione dell'occasione di Locatelli. Poi un lento eclissarsi fino ad arrivare attorno all'ora di gioco quando, puntuale, è arrivata la sostituzione. E' andata così pure stavolta: per la quarta gara consecutiva in campionato, la quinta aggiungendo la semifinale di Coppa Italia con la Lazio, Chiesa è stato richiamato in panchina (17 volte su 29 in totale, 15 su 21 in campionato). Non solo, soltanto in 6 match sui 23 in cui è stato titolare ha giocato l’intera partita.


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L'equivoco tattico che ha sfilacciato il rapporto 

È la fotografia della traiettoria non certo lineare della sua annata, vissuta tra alti e bassi, con un inizio di stagione eccellente (4 gol nelle prime cinque partite di campionato) che non ha avuto però il seguito auspicato. Dall'autunno in avanti, infatti, sono riemersi i problemi fisici (muscolari e al ginocchio sinistro operato due anni fa) che l’hanno costretto a continui stop & go e ne hanno condizionato il rendimento. Chiesa ha vissuto continuamente sull'altalena, insomma: prestazioni di livello e prove opache; bagliori di rinascita e nuove frenate. E contro Frosinone e Genoa, sono arrivati i fischi dello Stadium.

Il riassunto stagionale racconta di 8 gol (7 in campionato e uno in Coppa Italia), solo tre dei quali nel 2024. Non certo il bilancio auspicato, anche se il fatturato in serie A è in linea con il massimo raggiunto finora in bianconero: 8 reti nel 2020/21, la sua annata migliore a Torino chiusa con 14 centri in tutto. E' evidente però che qualcosa non funzioni a dovere e non si può che guardare al rapporto con Allegri, che appare ormai compromesso e sfilacciato. E il labiale del derby non fa che confermarlo. Le frizioni con il tecnico nascono da un equivoco tattico non ancora risolto: nel 3-5-2 scelto ormai stabilmente di Allegri, Chiesa agisce da seconda punta accanto a Vlahovic ma non è un mistero che Federico preferisca giocare da attaccante esterno. Le prestazioni in Nazionale e quando Max sceglie (soltanto per emergenza, finora) il tridente lo testimoniano. Allegri vede Chiesa più attaccante che esterno, gli chiede più gol e lo ha avvicinato alla porta ma senza gli effetti sperati.


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«Sono sempre il primo cambio...». Il fastidio per l'ennesima sostituzione della stagione era stato evidente già in diretta. Quando, al minuto 65 del derby di sabato scorso, Allegri ha richiamato in panchina Chiesa per la ormai consueta staffetta con Yildiz era chiaro a tutti che Federico non l'avesse presa bene. Quando si è alzato il tabellone con i numeri di maglia dei giocatori, aveva fatto un giretto per il campo come ad esorcizzare quanto stava per accadere, conscio che sarebbe toccato ancora una volta a lui lasciare il terreno di gioco. L'attaccante bianconero è uscito a testa bassa, scuro in volto, andandosi a sedere accanto ai compagni con un’espressione tutt'altro che felice. Ora si aggiunge un elemento ulteriore che fa capire lo stato d'animo dell'ex viola: c'è un labiale, catturato dalle telecamere di Dazn, che conferma il nervosismo di Fede. «Sono sempre il primo cambio...».

Tutte le volte che Allegri ha sostituito Chiesa

Sembra un remake del «Why always me?» di balotelliana memoria. Perché sempre io? sembra chiedersi Chiesa. La sfida con il Torino all’inizio aveva visto un Fede intraprendente e incisivo, capace di apparecchiare in pochi minuti la clamorosa chance fallita da Vlahovic e di avviare l'azione dell'occasione di Locatelli. Poi un lento eclissarsi fino ad arrivare attorno all'ora di gioco quando, puntuale, è arrivata la sostituzione. E' andata così pure stavolta: per la quarta gara consecutiva in campionato, la quinta aggiungendo la semifinale di Coppa Italia con la Lazio, Chiesa è stato richiamato in panchina (17 volte su 29 in totale, 15 su 21 in campionato). Non solo, soltanto in 6 match sui 23 in cui è stato titolare ha giocato l’intera partita.


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