Lazio, è la difesa il segreto di Sarri

L’anomalia al primo anno di Lazio: Mau in carriera ha fondato i suoi successi sulla tenuta arretrata
Lazio, è la difesa il segreto di Sarri© ANSA
Fabrizio Patania
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ROMA - Copre la palla, non l’uomo, in ogni zona del campo. Fateci caso. I giocatori della Lazio, in fase di non possesso, si spostano e si muovono in blocco, orientandosi come girasoli rispetto al pallone. Movimento sincronizzato di squadra, non solo di reparto. Dieci uomini collegati da un filo invisibile. Contano gli spazi e il tempo di reazione, le distanze da rispettare. Il principale riferimento è la palla da riconquistare o da “coprire”, come si dice in gergo, per non esporre la difesa. Lo fa solo Sarri tra gli allenatori in servizio in Serie A. L’altro era Giampaolo, appena esonerato dalla Samp. Il tecnico della Lazio si distingue. Quindici mesi di lavoro e gli acquisti funzionali al sistema di gioco hanno prodotto la differenza. Undici partite di campionato, solo 5 gol al passivo. Provedel imbattuto da 6 partite e 569 minuti. 

Come Sacchi

Miglior reparto della Serie A, ecco il segreto, senza bisogno di stupirsi. Esiste un falso storico abbinato al sarrismo. Si ritiene Mau un allenatore votato solo all’attacco. Dal punto di vista tattico, osservazione imprecisa: come Arrigo Sacchi, ha fondato i successi in carriera appoggiandosi alla fase difensiva. Le sue squadre segnano tanto, è ovvio. Una conseguenza naturale della riconquista “alta” del pallone, ma il sistema funziona se fondato sull’equilibrio, nello stesso modo in cui il Milan di fine Ottanta esercitava il pressing e non faceva passare nessuno (con la famosa linea Tassotti-Galli-Baresi-Maldini) a beneficio di Van Basten e Gullit. Organizzazione tattica quasi scientifica, il campo diviso in dieci settori e la copertura del pallone. I concetti della zona. Nel caso della Lazio, Pedro e Zaccagni come Milinkovic e Luis Alberto (o Vecino) sono i primi ad applicarsi con le diagonali. Difendono in dieci, non in quattro. 

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Diversità

L’anomalia risale all’anno scorso: 58 gol al passivo e decima difesa del campionato. Sarri non si dava pace. Non gli era mai capitato di subìre così tanto. Questa è la settima stagione in Serie A, a cui aggiungere l’anno di Premier con il Chelsea. Guardate i numeri. Nell’estate 2020 vinse lo scudetto con la Juve grazie alla terza difesa della Serie A e aveva, nonostante i 31 gol di Ronaldo, solo il quinto attacco. Il suo calcio aveva faticato ad attecchire con la Signora. Gli otto titoli precedenti, sotto la guida di Conte e Allegri, erano arrivati con la difesa meno battuta del campionato. Bonucci e Chiellini in primis non erano convinti, non credevano per tradizione e abitudine al nuovo metodo. Presero 43 gol, oltre la media normale. Un po’ come è successo alla Lazio con Acerbi e Luiz Felipe, devoti al sistema tradizionale (cosiddetto misto) che adottano Inzaghi e anche Mancini in Nazionale. La linea difensiva si “rompe” per prendere in consegna l’attaccante. Uno marca, l’altro copre con la diagonale. Nella linea arretrata della Lazio scappano in quattro verso il portiere: nessuno “esce”. Sistema adeguato alle letture di Romagnoli, vero radar. Pioli al Milan accetta l’uno contro uno in campo aperto con i difensori. Sono scelte, strategie. Il primato attuale può confortare Sarri. Prende meno di mezzo gol a partita: almeno nel breve periodo, sarebbe una media da scudetto.

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A Empoli

Il Sarriball” del Chelsea chiuse con il terzo posto in Premier, la terza difesa (39 gol al passivo) e il quinto attacco. Il triennio meraviglioso di Napoli è famoso per Mertens falso nueve e il tridente stellare, ma non sarebbe stato possibile realizzare quel capolavoro senza la velocità di Koulibaly e l’intelligenza del professor Albiol. Seconda miglior difesa nel 2015/16, terza nel 2016/17 e nel 2017/18. L’Empoli, al primo anno di Sarri in A (2014/15), si salvò con l’undicesima difesa. Laurini, Tonelli, Rugani e Mario Rui in linea. Valdifiori illuminava il gioco, Zielinski lo rifiniva. Mau divertiva. Trasformista, non integralista. Verticale, non orizzontale. Difensivo, non solo offensivo. Il vero sarrismo non è stato ancora raccontato.


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