Lazio, Guendouzi è ovunque: corre, contrasta, difende e attacca!

A Torino ha chiuso con un gol, 12,3 chilometri percorsi e uno scatto a 32,7 orari. Sarri lo sta disciplinando: ora è un numero 8 totale
Fabrizio Patania
5 min

Miica è di Genova. Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, la smorfia buffa e i riccioli da fumetto, Matteo Guendouzi era destinato a diventare un idolo. Nessuno, compreso Sarri, poteva in realtà immaginare riuscisse a imporsi come un leader della Lazio così presto. Un numero 8 completo, nella scia dei più grandi della storia biancoceleste per l’elevata propensione a trasmettere emozioni e sussulti. Non geniale o pazzo come Gascoigne, non ancora paragonabile a Re Cecconi, ma il centrocampista francese ha qualcosa di speciale. E’ forte, piace da impazzire ai tifosi. Incarna uno spirito irriducibile. Il modo di giocare, il modo di esultare, come è successo a Torino, dove ha segnato e fatto la differenza: un gol per sbloccare la partita, la discesa per innescare l’assist di Luis Alberto e il raddoppio di Cataldi. E poi il sorriso. A Formello hanno impiegato poco tempo per rendersene conto: è un bravo ragazzo con l’etichetta sbagliata del ribelle per via del look e di una personalità strabordante che in passato, quando era ancora giovanissimo, lo aveva portato a commettere qualche errore.

Lazio, Guendouzi è un tuttocampista

Corre, contrasta, difende, si butta in avanti e ora segna. Gioca a tutto campo. Le statistiche della Lega segnalano la performance allo stadio del Grande Torino: 12,4 km percorsi in 90 minuti con una punta di velocità sino a 32,7 chilometri orari, preceduto solo da due sprinter come Gila e Felipe. Lo vedevi dietro a difendere e dopo un attimo nell’area granata ad attaccare: Guendovunque, come lo hanno ribattezzato nell’etere e nel web del mondo laziale (copyright Giulio Cardone), per la capacità di farsi trovare dappertutto. Certo, non ha la stessa finezza tecnica o la fantasia di Milinkovic. Non ha mai avuto tanti gol in canna. Sarri si augura riesca a superare e stabilire il nuovo primato personale. Nel 2021/22, in Ligue 1, Matteo era riuscito a segnare 4 reti e servire 8 assist con il Marsiglia in 38 partite di campionato. Jorge Sampaoli qualche volta lo impiegato nel ruolo di trequartista. Ai tempi dell’Arsenal, con Emery in panchina (estate 2018), incrociò la Lazio di Inzaghi in un’amichevole a Stoccolma: impressionò agendo davanti alla difesa. Era considerato un anarchico. Mau lo sta disciplinando. In estate, quando è arrivata la segnalazione e si è capito che sarebbe stato possibile acquistarlo, il ds Fabiani e Lotito sono subito entrati in azione per acquistarlo.

Guendouzi è in crescita

Nessuno avrebbe potuto scovare un emulo di Milinkovic (non ce ne sono altri in giro per l’Europa), ma Guendouzi era l’ideale per età (24 anni), esperienza (aveva già giocato in Premier e in Bundesliga), fisicità e personalità per adattarsi in tempi rapidi. Sarri ha bisogno di un lungo periodo di addestramento. Le remore sono cadute in fretta. Kamada stentava a ingranare, Vecino entrava e usciva. Guendouzi era il più forte e affidabile del reparto per colmare il vuoto, anzi la voragine, aperta dalla cessione di Sergej. Martusciello lo ha educato e condotto nei segreti del sistema sarriano, Mau lo ha eletto a cardine: 19 partite di fila da titolare in campionato, 25 su 28 comprese le coppe. Il flirt con la Lazio è durato quasi un mese. Trattativa dura. Matteo voleva soltanto trasferirsi a Roma, lo disse a Sissoko e Marco Lichtsteiner, i suoi procuratori, al fine di agevolare la negoziazione. Il calcio offensivo del Chelsea di Sarri lo attraeva dai tempi della Premier. Alla Lazio guadagna 2 milioni più bonus, ingaggio in linea con i parametri dell’OM. Contratto sino al 2027. Prestito con diritto di riscatto obbligatorio, operazione da 18 milioni complessivi, il colpo più riuscito nell’estate di Lotito.


© RIPRODUZIONE RISERVATA