Lazio, il Mago Luis Alberto e la piovra: nove mesi di insofferenze

Leggi il commento sulla situazione legata al centrocampista spagnolo che ha annunciato il suo addio anticipato al club biancoceleste
Lazio, il Mago Luis Alberto e la piovra: nove mesi di insofferenze© BARTOLETTI
Stefano Chioffi
6 min

Danni patrimoniali: materia per avvocati. Lotito ha ricordato a Luis Alberto che la Lazio è quotata in Borsa e non può piegarsi davanti alla richiesta di un contratto da rescindere. Obblighi e doveri, c’è una firma fino al 2028. Messaggio chiaro: il cartellino ha un valore e non si regala. Era cominciata con un certificato medico la stagione dello spagnolo e ora rischia di concludersi con una multa e la lettera di qualche giuslavorista, perché il club ha anche un’immagine da tutelare. Il 2 agosto non si era presentato a Formello, aveva saltato due allenamenti per malattia. Era rimasto nella sua villa all’Olgiata. “Si trova in una momento di difficoltà che non gli permette di essere nelle condizioni di poter sviluppare il suo lavoro. Da settimane aspetta di formalizzare l’accordo definitivo per il rinnovo”, avevano spiegato attraverso un comunicato i manager della You First, l’agenzia che gestisce Luis. Uno strappo che era stato ricucito anche con l’aiuto di Fabiani e Sarri: quattro milioni netti fino al 2028. E il disagio del Mago era scomparso.

Lazio, c'è "una piovra con i tentacoli"?

Dalla Champions alle insofferenze, dal secondo posto alle spaccature, dalle feste sotto la curva alle contestazioni: in nove mesi questa società si è ritrovata dentro una realtà capovolta. La fuga di Sarri non è stata determinata solo dal feeling appassito con un gruppo di giocatori. Fabiani pensa che intorno alla Lazio esista “una piovra con i tentacoli”. Una denuncia grave. Un sospetto che merita di essere identificato e approfondito. Servono nomi e cognomi: un atto dovuto nei confronti dei tifosi e dei piccoli azionisti. Ma il ds ha espresso anche un altro concetto che non può essere trascurato: “È necessario che i giocatori tornino a mettersi al servizio del club, mentre qui avviene il contrario”. Argomento che si incastra con una serie di riflessioni di Lotito. Dopo le dimissioni di Sarri, il presidente aveva dichiarato al Tg1 che il tecnico si era sentito “tradito dai comportamenti di alcuni giocatori” e che “c’era qualcosa di strisciante all’interno del gruppo”. Cinque giorni fa, invece, ha ammesso di sentirsi in colpa: “vizio troppo i miei calciatori”. Riferimento agli stipendi che la Lazio ha pagato spesso in anticipo anche in questa stagione.

Lazio, Luis Alberto e un malessere diffuso

La grana legata a Luis Alberto diventa l’ennesimo fattore di disturbo di un anno tormentato, mentre i pensieri dovrebbero essere rivolti solo alle sei partite che valgono una qualificazione in Europa e alla semifinale di ritorno con la Juve, in programma il 23 aprile. L’idea di sciogliere un vincolo contrattuale è una pretesa illegittima. E non è neppure giustificabile che lo strappo possa essere nato per le difficoltà di adattamento del centrocampista al 3-4-2-1 di Tudor. Lo spagnolo ha regalato alla Lazio momenti di grande genialità: 51 gol e 76 assist. Invenzioni e qualche mal di pancia, in ogni epoca. Gli è stata consegnata la fascia di vice-capitano. In questo campionato l’ha portata al braccio in nove partite, compreso venerdì sera contro la Salernitana, prima che annunciasse la decisione di svincolarsi a giugno. Il suo malessere si aggiunge alla tristezza di Immobile, alle tensioni di Guendouzi, al contratto in scadenza di Felipe, ai nodi della trattativa per il rinnovo di Zaccagni, alla vicenda vissuta da Vecino all’inizio di dicembre, quando fu messo fuori rosa per motivi disciplinare. Manca una figura di raccordo, un cuscinetto tra squadra e dirigenza: ruolo che Peruzzi aveva ricoperto nel periodo di Inzaghi. Lotito si definisce con orgoglio un presidente/padre di famiglia che ha vinto sei trofei in vent’anni: provi a portare a cena la Lazio, arrivi alla radice dei problemi, come avrebbe fatto Lenzini, il più amato - insieme con Cragnotti - nella storia biancoceleste. La squadra, in estate, non può essere smontata. Il futuro preoccupa, le ombre devono sparire. Si riparta da due certezze: ambizione e credibilità


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