Pagina 2 | Lazio, la responsabilità dei giocatori
Perché l’aspetto emotivo, all’interno di uno spogliatoio, diventa spesso un fattore decisivo. Per la cronaca, con un piede in B, Lotito nel gennaio 2010 fu costretto a intervenire pesantemente sul mercato e poche settimane dopo esonerò Ballardini, convocando Reja a Formello. Ora, a meno di ribaltoni governativi, dovrà rinviare alla sessione invernale gli opportuni ritocchi per consentire a Sarri di impostare realmente un nuovo ciclo, ma deve superare l’emergenza e occorrerà in primo luogo l’adesione dei giocatori. Qualche giorno fa, durante una chiacchierata telefonica, il ds Fabiani ci ha rassicurato: «Sono tutti professionisti seri, non corriamo pericoli». Giusto e comprensibile difendere e proteggere lo spogliatoio. Il tema riguardava i rinnovi, le scadenze contrattuali e l’esigenza di attendere, come minimo, il prossimo autunno per rivedere l’intera materia. Beato chi pensa a Insigne svincolato a settembre. Non conosce a fondo le regole federali (Noif), i tempi e la situazione della Lazio, a meno che non ignoriamo noi un colpo a sorpresa di Lotito (non ricapitalizza), istanze di riesame dei conti o scappatoie improbabili con l’ingresso della nuova Authority al posto della Covisoc.
E allora bisogna fidarsi del lavoro certosino di Sarri, chiedendo ai giocatori di non sgarrare, tirando fuori l’anima. Dipenderà da loro, non da altri. Servirebbero venticinque Pedro senza mancare di rispetto a tutti gli altri e ci scuseranno se abbiamo fatto solo il nome dello spagnolo, un esempio da prendere a modello. La Lazio, dal punto di vista tecnico, oggi si posiziona in un range dal quinto-sesto posto al decimo, ma è teoria, sono discorsi. Si può fare bene o precipitare in un attimo. Un concetto deve essere chiaro a tutti: Lotito, il top player Sarri e il mercato bloccato non si trasformino in un alibi per la squadra.