Ne ha segnati 5, fin qui.
«Devo arrivare a dieci, almeno».
Si è fermato lei, con un digiuno di quasi quattro mesi, e ha rallentato il Lecce. È solo un caso?
«Siamo stati un po’ sfortunati ultimamente. Giocavamo bene, creavamo, ma festeggiavano solo gli altri. Nei secondi tempi spesso peggioriamo, anche contro la Fiorentina abbiamo rischiato troppo dopo 45 minuti perfetti. Siamo la squadra più giovane del campionato, l’inesperienza a volte si sente».
È in Salento da cinque mesi, cosa ha capito del Lecce?
«Che i tifosi già mi amano, e io amo loro. Mi dicono “diventa come Vucinic”. Magari, rispondo io: qui Mirko ha fatto cose grandissime. Oggi è nello staff della nazionale del Montenegro, mi supporta sempre e mi riempie di consigli».
Ce ne dica uno.
«Mi dice di pensare solo a fare gol. Quando ne ho fatti tre di fila invece mi ha detto “ora viene il difficile”. Aveva proprio ragione». La Serie A è così complicata per un attaccante? «Molto, c’è tanta tattica e tutti conoscono pregi e difetti degli attaccanti».
Cosa vuole fare lei da grande?
«Vorrei scrivere la storia del Lecce. Qui sto davvero bene, mi sento a casa. Sarebbe un bel sogno portare il Lecce in Europa. Penso che se questo gruppo riuscisse a stare insieme due o tre anni, se non partisse nessuno e continuassimo con questa unione, siamo talmente giovani e bravi che potremmo avvicinarci alle posizioni che contano».