C’era una volta la scuola italiana

C’era una volta la scuola italiana© Getty Images
Alberto Polverosi
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Speriamo davvero che Buffon, come ha detto lui stesso, continui a giocare fino a 50 anni, così almeno continueremo a conservare un ricordo sempre vivo di quanto eravamo forti fra i pali. La terra dei portieri italiani, di Zoff, Albertosi, Galli, Zenga, Pagliuca e Buffon, sta diventando sempre più la terra dei portieri stranieri. E’ un processo di cambiamento iniziato in Serie A diversi anni fa e che negli ultimi tempi sta diventando inarrestabile, dopo aver raggiunto il momento più imbarazzante col trasferimento del miglior portiere italiano di questo periodo, Gigio Donnaruma, al Paris Saint Germain. Basta guardare questo elenco per avere un’idea di quanto sta accadendo fra i pali italiani: Gollini (Fiorentina), Falcone (Lecce), Audero (Sampdoria), Consigli (Sassuolo), Vicario (Empoli), Cragno (Monza), Sepe (Salernitana), Silvestri (Udinese) e Montipò (Verona) sono i reduci della nostra scuola, meno della metà di tutta la Serie A. Le prime 6 del campionato scorso hanno tutte quante un portiere straniero e l’Inter, per fare un altro esempio, sostituirà prossimamente lo sloveno Handanovic col camerunense Onana. Delle 7 italiane che giocheranno le coppe solo una, la Fiorentina, è in netta controtendenza avendo sia il primo che il secondo portiere italiano, Gollini e Terracciano.

Resisteva anche una promessa come Meret che, dopo la partenza di Ospina, sembrava destinato finalmente a uscire dal cono d’ombra del colombiano per prendersi in maniera definitiva la responsabilità della porta del Napoli. E invece no. Anche nel golfo il portiere sarà probabilmente uno straniero, vecchia conoscenza di un ex allenatore partenopeo, Maurizio Sarri, il basco Kepa Arrizabalaga. Sarri e Kepa hanno vinto insieme l’Europa League 18-19 col Chelsea (che aveva pagato il numero uno la bellezza di 80 milioni di euro), ma di sicuro l’allenatore toscano lo ricorda per il Gran Rifiuto di uscire dal campo durante i supplementari della finale di League Cup contro il Manchester City, persa ai rigori dai Blues. Col suo arrivo, il Napoli fa un passo avanti. Kepa ha qualità superiori a quelle di Meret, ha più esperienza in campo internazionale, dà più sicurezza alla difesa. Non concede molto allo spettacolo, esagerando nel concetto è un portiere che ricorda lo stile di Zoff, essenziale ed efficace. Ha un bel senso di posizionamento, difficile trovarlo nel posto sbagliato. C’è una differenza anche con Ospina che Spalletti preferiva per il suo calcio, per il gioco con i piedi. Ecco, Kepa non ha gli stessi piedi del colombiano, la sua forza è fra i pali (diminuirà la costruzione dal basso?). Ha un colpo di reni incredibile ma probabilmente la dote principale è la rapidità con cui va giù: come una ghigliottina. Ha un potenziale superiore a quanto espresso finora.

Kepa, il portiere più pagato al mondo che litigò con Sarri

Il Napoli cambierà tre giocatori di difesa su cinque, il portiere, il terzino sinistro e il centrale. Per Kim sarà un’impresa non far rimpiangere Koulibaly. I napoletani dovranno essere benevoli nei confronti del sudcoreano almeno all’inizio evitando di fargli pesare l’insostenibile eredità del Comandante. Rispetto a qualche giorno fa, anche il Napoli sta dando cenni di vita sul mercato. Kepa è un obiettivo prestigioso, così come lo è il giovane Raspadori. Le partenze di Insigne e Mertens avevano intaccato lo spessore tecnico dell’attacco, ma l’arrivo di Kvaratskhelia e quello assai probabile del giovane del Sassuolo riusciranno in buona parte a colmare la differenza. E’ un mercato in fermento, però non più confuso come a metà mese. Quanto meno c’è la sensazione di non voler perdere posizioni rispetto alle grandi dell’ultimo campionato. E se arriverà anche Deulofeu, per il livello tecnico sarà un ulteriore passo avanti.


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