Napoli, tutti i gol di Osimhen dal primo al più bello

L’uomo e il centravanti mutano pelle a seconda dell’avversario: Victor fa l’estroverso contro il Sassuolo e si diverte con una tripletta o salta più in alto di tutti nell’area dell’Atalanta
Napoli, tutti i gol di Osimhen dal primo al più bello© LAPRESSE
Antonio Giordano
4 min

NAPOLI - Il primo, che pure sembrò facile, in realtà nascondeva un proprio indice di difficoltà; ma l’ultimo, ch’è stato incantevole - il più bello per la Lega di serie A nel mese di gennaio - è il calcio: stop di petto, palleggio con un ginocchio e poi, pam, una fucilata sotto la traversa. Dal 15 agosto del 2022 al 29 gennaio del 2023, c’è (quasi) tutto Victor Osimhen, con il suo calcio abbagliante e anche devastante, declinato a modo suo, con eleganza fascinosa o anche no, con potenza travolgente. 

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Quando Osimhen segna contro il Monza, e siamo appena alla sua seconda prodezza, sembra che il suo orizzonte abbia un confine, sia dentro quelle praterie che gli vanno costruite per il contropiede, per scattare via come una pantera e lasciare sul posto Ranocchia: e invece no, non avevamo ancora capito niente, non tanto, non troppo, perché intanto l’uomo e il centravanti stavano mutando pelle, contro il Bologna sarebbe andato a cercare lo spazio alle spalle dell’ultimo difensore, qualcosa di analogo eppure di diverso alla sua precedente interpretazione, e a Roma, all’Olimpico, all'andata, si sarebbe ripetuto, eludendo Smalling ma poi mettendoci il collo-interno per sistemarla nell’angolo lontano di Rui Patricio.

Eclettico

Ci sono tanti Osimhen rinchiusi in quell’attaccante estroverso e anche estroso, il bomber che esplode fragorosamente nella tripletta con il Sassuolo nella quale inserisce altro: il suo atletismo nel primo gol, il senso dell’opportunismo del raddoppio e il famelico cinismo con cui abbellisce la sua giornata aggiungendoci pure lo scavetto. Così imparate! A Bergamo, si muove nel caos indescrivibile dell’area di rigore dopo il calcio d’angolo, stacca di testa sul traversone di Zielinski, sembra sospeso nell’aria, come in un terzo tempo, del quale offre il replay con l’Udinese, affinché non si abbia il sospetto che sia stato un caso. C’è un catalogo così vario, nel quale è lecito perdersi: Osimhen segna costruendo dal basso con la Sampdoria, avvia l’azione nella propria metà campo e poi la va a chiudere sul cross di Mario Rui; e con la Juve, invece, la sua prima doppietta in elevazione, in cui combina la sua fisicità al tempismo, che riproduce a Salerno, quando adagia comodamente in porta il pallone rimbalzato sul palo dopo la conclusione di Elmas. 

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Prodezza

Osimhen in tre anni ha dovuto rinunciare a parecchio di sé - sette partite quest’anno, quindici nella passata stagione, addirittura ventuno nella sua prima annata - e i suoi quarantatré capolavori sono nati tra mille disavventure, da l Covid alla frattura facciale alla commozione cerebrale. E si può scavare nelle sue prodezze, restare storditi dal palleggio di Leicester - due pallonetti in sequenza, per superare prima Söyüncü e poi Schmeichel - per spingersi sino alla Roma, il gol di gennaio, nel quale c’è la sintesi di ciò che Spalletti sostiene da sempre: «Fa movimenti che sfuggono alla comprensione degli avversari e ha margini di miglioramento impressionanti, non possiamo neanche immaginare dove possa arrivare». Osimhen è cambiato, ha lavorato su stesso, ha seguito nei dettagli le indicazioni di Spalletti, ha smesso di essere alla bulimica ricerca del gol, che ha continuato a trovare giocando per la squadra, è capace sempre di far reparto da solo, però deliziandosi con i compagni, sostenendoli nelle trame, e quando serve se ne va in difesa, copre il primo palo sui corner degli avversari e poi riparte. La sua natura lo richiama al dovere. 


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