L’indigeribile miopia

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L’indigeribile miopia© LAPRESSE
Alessandro Barbano
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Tagsnapoli

Niente di nuovo sotto il sole d’agosto. Il Napoli è ancora la squadra da battere, gli arbitri restano il punto debole del calcio italiano. Indigesto il rigore negato dall’inadeguato Di Bello, indigeribile la latitanza del Var di fronte a un errore così marchiano. Si comincia male, con gli stessi comprimari che fischiano da protagonisti, perché un vero rinnovamento arbitrale non è mai iniziato. Correre ai ripari prima possibile è più che un dovere. Fatta questa premessa, il verdetto dei primi centottanta minuti racconta due squadre in salute, Napoli e Milan, ma entrambe non ancora al top, la Juve con i limiti di tecnica e di gioco della passata stagione, la Roma e la Lazio in evidente affanno, l’Atalanta alle prese con una ricostruzione più problematica del solito. E sull’Inter, dopo la partenza felice con il Monza, il giudizio è sospeso in attesa della trasferta di questa sera a Cagliari.

Il solito Napoli

Il caldo è stato fin qui il dodicesimo giocatore in campo. La sua incidenza è nel ritmo e nella velocità del palleggio, che si riducono. Nel caso del Napoli un certo rallentamento è figlio anche di quel pizzico di prudenza in più che Garcia ha portato a Castelvolturno. Perché la sua squadra è meno ebbra di creatività, e forse più matura. Contro un inconsistente Sassuolo, davvero l’ombra della bella provinciale che fu, il Napoli segna su rigore e controlla la gara senza affondare per tutto il primo tempo. Poi ci prova, con molti errori, e raddoppia in undici contro dieci quando entra quello scrigno di fantasia che è il suo gioiello georgiano. Con un assist di esterno destro Kvara illumina la ripresa, offrendo a Di Lorenzo l’occasione di sentirsi cannoniere, nel giorno in cui i cannonieri di professione, come Osimhen e soprattutto Raspadori, ma anche Zielinski, falliscono troppe occasioni, appendendo la palla alla luna. Dietro però gli azzurri non sbagliano davvero niente. È in mezzo alla difesa troneggia un Rrahmani perfetto. Insuperabile in copertura, autorevole nel dettare i movimenti dei compagni e illuminato in costruzione. Un difensore così fa ben sperare che la partenza di Kim possa essere ammortizzata. Ancorché è presto per cantare vittoria. Perché il Sassuolo è davvero senza spine davanti e leggerino a centrocampo, dove pure nel finale del primo tempo tiene palla, cercando di spostare in avanti il baricentro del gioco. Ma poi sulla trequarti desiste da qualunque affondo. Sarà la Lazio assetata di gol e di punti il vero test degli azzurri sabato prossimo.

La miopia dell'arbitro

La Juve invece è quella che abbiamo lasciato. Caotica e inconcludente in attacco, dove Vlahovic deve ancora imparare a giocare di sponda e a controllare il pallone come dovrebbe un centravanti di valore. E dove Chiesa parte lepre e arriva tartaruga, anche perché gioca inspiegabilmente troppo esternamente e troppo arretrato. Se Allegri davvero pensa che sia un attaccante, perché non gli dà una posizione più congeniale? Il fatto è che nella Juve con il passare dei minuti l’ordine e la sincronia tra i reparti evaporano in una ambigua indeterminatezza. Un felice affondo di Iling, uno degli elementi più interessanti, offre al centravanti serbo l’occasione del pareggio, ma il risultato è falso. Poiché senza la miopia dell’arbitro, il Bologna avrebbe avuto l’occasione di chiudere la gara. Per il resto ci sono in questa squadra una serie di talenti che con il passare del tempo rivelano limiti difficilmente digeribili per una squadra di vertice. Vale per Locatelli, e vale per Fagioli. Il gol che quest’ultimo fallisce tirando al lato a due metri da Skorupski non è un errore. È un handicap. All’Allianz si è visto un bel Bologna, per nulla orfano di Arnautovic. Per il gioco dinamico di Thiago Motta, fondato su triangolazioni incisive con continui inversioni di ruolo tra centrocampisti e attaccanti, un fantasista come Zirkzee vale oro.


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