Kvaratskhelia Nostalgia: 177 giorni senza gol

Khvicha in difficoltà: non segna da sei mesi. L’ultima volta è accaduto in campionato  il 19 marzo col Torino in trasferta, rigore e passaggio a Ndombele
Antonio Giordano
4 min

Il pomeriggio di Ferragosto del 2022, in quel caldo che gli scienziati sfruttano affinché si possa restare abbagliati del calcio, un ragazzino venuto da lontano, si direbbe dall’altro mondo, venne presentato come un Carneade ed invece si inventò d’essere Mosé: al minuto 55’ della sua «prima» in questo universo sconosciuto, dopo aver già segnato di testa, su un pallone apparentemente innocuo, semmai pure banale, evitando di guardarsi intorno e sentendo però cavalcare Zielinski, gli aprì il Bentegodi, spostò la difesa del Verona come se fossero acque da rimuovere e fece sorgere un dubbio. Che in sette giorni (7), divenne praticamente certezza: perché contro il Monza, al Maradona, incurante pure della curiosità e della pressione di essere in quello stadio così impegnativo e di avere gli occhi addosso d’una città intera, tanto per scacciar via il fantasma di Lorenzo Insigne, entrò in campo a modo suo, lasciò sul posto un paio di difensori, e al minuto 34, così per incanto, scelse di esprimersi con il “tiraggiro”. Gli scugnizzi hanno codici tutti loro, pure se nascono in Georgia, e quella volta Kvara volle andare oltre, ne mandò in terra altri tre, finte e controfinte, e poi, rasoiata alla giugulare per la doppietta personale. Il nuovo mostro sta ancora lì, forse è caduto un po’ in letargo, però non ha mai smesso di essere se stesso: alla fine della sua prima stagione napoletana, i quattordici gol e i sedici (16) assist l’hanno trascinato nell’elenco dei primi trenta candidati al Pallone d’Oro; e ciò che invece è stato esclusivamente riassunto in campionato, è stato sufficiente per elevarlo a miglior giocatore della serie A, stordita da quel talento furiosamente abbagliante.

Kvara, l'ultimo segno è del 19 marzo

Khvicha si è fermato a Torino, il 19 marzo, in una di quelle domeniche spaziali in cui il genio del singolo esplode e contagia l’universo circostante: gol su rigore che si era procurato, assist (di tacco) per consentire ad Olivera di creare l’assist vero; poi appoggio a Ndombele per consentirgli di segnare. Sono volati via 177 giorni (oggi) da quel pomeriggio pieno della sua fantasia e Kvara non è sparito dalle statistiche, si è solo momentaneamente allontanato, anche se non segna e non crea per gli altri; non ha vissuto involuzioni, perché è rimasto ancora è sempre se stesso, ha semplicemente invocato un attimo di riposo. Succede!

Avvio di stagione tormentato

E poi, a pensarci bene, in queste quattordici partite prive di Kvara (undici dell’anno scorso, tre di quello che sta vivendo), è mutato lo scenario: a Torino, per non aver più dubbi, il Napoli certificò con il timbro della sua grandezza la conquista di uno scudetto già suo e anestetizzò (forse) le motivazioni dell’esterno. E adesso, invece, in questo avvio tormentato, tra l’affaticamento che gli ha fatto saltare la gara con il Frosinone, e le scelte tecniche di Garcia, che con il Sassuolo gli ha sottratto la prima ora e con la Lazio gli ha negato l’ultima mezz’ora, KK è rimasto soffocato espressamente in appena 95 minuti effettivi. Quanto basta per sentire il richiamo dell’anima e tuffarsi verso Genova: perché uno poi si stufa - dopo 181 giorni - di starsene all’ombra di se stesso...


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