Cosa non va nel Napoli di Garcia
Facciamo finta che... Minuto 50’ del secondo tempo di Braga, si apre una voragine dinnanzi a Meret, Pizzi sfonda, arriva e... Il palo sveglia dalla realtà e dalla narrazione, perché se invece d’andare in quel modo fosse successo altro, il mal di pancia a quest’ora rischierebbe di essere ingovernabile. Invece, il 20 settembre, ci sta che gli effetti del miracolo di San Gennaro abbiano fornito l’aiutino che Garcia ha cercato in altri modi, ad esempio attrezzando una difesa d’altri tempi, calcio italiano Anni 60 direbbe qualcuno. E invece qui siamo oltre, con un Napoli che si sistema in sei (in 6) davanti a Meret (da destra a sinistra: Di Lorenzo, Ostigard, Juan Jesus, il debuttante Natan, Olivera ed Elmas) e comunque trema. È la sintesi del trasformismo, a farla breve: una squadra spettacolare e trasversale, innovativa ed abbagliante, in un paio di mesi è stata capace di scoprire un’anima che non avrebbe mai sospettato di avere, quella “italianista”. Eppure, nonostante fossero tutti indietro, il Braga ha segnato all’84’, ha sfiorato il 2-2 al 92’, ha sradicato il montante destro di Meret al 95’: perché pure difendersi è un’arte. Che il Napoli non ha ancora imparato e dunque non ha potuto mettere da parte: e si è capito nel primo tempo, quando ha lasciato una serie di ripartenze secche al Braga ed ha dovuto vacillare. È un classico, perché pure il Genoa la stava vincendo nel finale, nonostante Garcia avesse spiegato dopo la sconfitta con la Lazio: «Quando non puoi vincerle, non perderle». Boh: però la fase-1 non va e neppure quella 2, visto che per segnare c’è voluto un difensore e poi un’autorete. «Bisogna trovare la porta, essere più precisi». E recuperare il miglior Kvara, perdutosi chissà dove e quando tra filari di nulla, su quella corsia nella quale ha sempre troppi avversari intorno a sé e pochi compagni a sorreggerlo, con una squadra che lo sostiene ma sotto ritmo, dunque gli dà poco campo. O anche andrebbe invocato Anguissa, quel principesco centrocampista mordi e fuggi, un frangiflutti quando la palla ce l’avevano gli altri, un regista occulto ed aggiunto quando a fare la partita era il Napoli. È una questione di gambe o anche di testa, vai a capirlo questo calcio che muta pelle da maggio a settembre: non ci sono più le mezze stagioni perché dovrebbero starci le mezze misure? Ma le difficoltà attuali hanno tanti padri e il Napoli è stato criptico in precedenza, in estate: ha sprecato mesi per tentare di arrivare ad un erede di Kim e quasi allo scadere poi, su indicazioni di Micheli, il capo scouting, ha voluto puntare dritto sul Brasile. A Braga, perché il destino è implacabile, al 13’, fuori Rrahmani per un problema muscolare e titolari sono diventati Juan Jesus e il subentrato Ostigard, la «terza» e la «quarta» scelta dell’anno scorso, e Natan il brasiliano, l’investimento o la scommessa, è rimasto a guardare ancora fino al 90’. Quando almeno poi la paura è passata.