In mente e su carta lasciandosi ispirare dall'istinto e dal talento tipico dei grandi artisti del pallone e della vita. Il gol della rinascita, sei mesi dopo, Khvicha Kvaratskhelia l'ha costruito durante la rincorsa per recuperare il pallone sottratto a Bijol: «Quello sembrerebbe un semplice tackle, ma non lo è. Kvara con quell'intervento fa uno stop a seguire perché si aggiusta il pallone per fare ciò che aveva immaginato un istante prima». Bruno Giordano, uno scudetto sul petto accanto a Maradona, d'arte se ne intende. In quel gol che sa di rinascita, festeggiato coi compagni sotto la curva, ha riconosciuto il calcio che alle volte è molto più di un semplice sport: «D'altronde Kvara appartiene ai grandissimi di questo mondo».
Lo dipingiamo di nuovo il suo gol?
«Io partirei dallo scavino che è stato fantastico ed era difficile perché emotivamente dopo due pali puoi essere condizionato nel fare una giocata simile. Kvaratskhelia ha confermato di avere la sensibilità e il carattere dei campioni».
Ha reso tutto così semplice, quasi un gioco da ragazzi.
«Invece si tratta di un gesto tecnico complicatissimo perché Silvestri stava intervendo e Kvara se avesse alzato troppo la palla avrebbe rischiato di perderla col ritorno dei difensori. Ha pennellato tutto alla perfezione calcolando spazio e tempo, ha accompagnato la palla in porta. La preparazione al gol è stata perfetta e lo scavino non è l'unica cosa speciale».
Ah no?
«Se riguardate l'azione noterete che lui quando ruba palla all'avversario non compie un semplice tackle ma, di fatto, crea i presupposti per il suo gol. Il suo è uno stop a seguire, conduce la palla dove serve per il pallonetto, è un gol studiato, calcolato nei centrimetri. La sua giocata era l'unica possibile da fare per segnare a porta vuota. Il suo calcio è arte».
Un gol alla Kvaratskhelia.
«In quella rete c'è l'istinto dell'autore che sa sempre cosa fare e la freddezza del campione che non si fa condizionare dalla situazione difficile e dal contesto di riferimento».
Si riferisce alla lunga astinenza da gol?
«Parlo anche dei due pali colpiti che ancora gridano vendetta. Soprattutto il secondo: sarebbe stato un altro gol favoloso nella preparazione al tiro e poi nell'esecuzione con quel destro secco e imparabile. Se sta bene di testa e di fisico, Kvara è uno di quei calciatori che ti regala giocate che difficilmente vedi nel nostro campionato e che in Europa appartengono solo ai grandissimi».
Kvara è tornato?
«Con l'Udinese sì, era lui, quello vero, forte, che tutti conoscono, che si procura un rigore, che vuole il gol e lo ottiene con determinazione. Magari questa rete gli regalerà quella serenità che aveva un po' smarrito assieme al Napoli e a tutto l'ambiente che ha commesso un errore storico».
Quale?
«Continuare a paragonare questo Napoli a quello di Spalletti come prima lo si paragonava a quello di Maradona. Bisogna giudicare la stagione senza riferimenti al passato perché l'ultima è stata un'annata perfetta che difficilmente si ripete. Ma questa è una squadra che ha qualità per far bene».
Cos'è mancato?
«So cosa servirebbe. Bisogna cominciare a levarsi un po’ l'abito dello scudetto dal petto. Se vuoi mantenerlo, devi dimenticarlo. Devi lavorare più della passata stagione perché riconfermarsi è sempre più difficile. Hai tutti gli occhi puntati addosso, tutti si aspettano grandi cose da te perché hai concluso il campionato conquistando il tricolore. Un discorso che vale per i singoli, vedi Kvara, ma anche per il collettivo. Speriamo che la vittoria contro l'Udinese abbia restituito un po' di serenità a tutto l'ambiente».
Quella di mercoledì è stata anche la notte di Osimhen.
«Che è un campione e l'ha dimostrato ancora una volta. E poco importa se sbaglia qualche rigore, non cambia la sostanza delle cose. Anche con l'Udinese, nonostante tutto, nonostante la vigilia, è entrato in campo e ha fatto il suo dovere: si è battuto, ha pressato, ha segnato, ha lasciato tirare il rigore a Zielinski. Sono queste partite e questi momenti, poi, che ti permettono di tornare quello che sei sempre stato».