Napoli, formula Mazzarri: subito Osimhen per battere la Juve

L’allenatore punta sul ritorno del bomber per riprendere la marcia in campionato, dopo la sconfitta con l’Inter
Antonio Giordano
4 min

Avercelo o non avercelo, mica è la stessa cosa! E pure ritrovarselo a metà, dà un senso diverso al talento e a quella forza esplosiva. Ma questa è la settimana degli allenamenti pieni, di una sensibilità che ricomincia ad avvertirsi, d’una leggerezza che sta nell’aria di questa partita che gli appartiene: un anno fa, anzi meno (13 gennaio scorso), finì 5-1, Osimhen ci mise dentro una doppietta e pure un assist, era nel pieno della forma, esplosivo e devastante come nelle sue notti più esaltanti, e ce ne sono state. E adesso che si è calato di nuovo nel ruolo, una gara da titolare dopo 56 giorni, non chiede altro che recuperare il tempo perduto. Osimhen è rientrato a Bergamo, dopo averne saltato sei: si fece male in nazionale, ha dovuto rinunciare ad un periodo lungo. L’ultimo acuto risale alla sfida con la Fiorentina, l’8 ottobre, è un’eternità per chi vive di sensazioni forti, dirette, travolgenti: con l’Atalanta è riuscito a sentire le reazioni del corpo, a Madrid e con l’Inter chiedeva quelle dell’anima di un centravanti che si gonfia dentro i sedici metri. 

Napoli, dipendenza da  Osimhen

Il Napoli ha bisogno di Osimhen, non solo delle sue reti, del suo talento, della sua (pre)potenza fisica ma anche della sua serenità, che Aurelio De Laurentiis cerca di alimentare riaprendo una trattativa fermatasi in estate: «Siamo alla firma». Ma dovranno ancora parlarne, lui e Roberto Calenda, il manager del calciatore che in estate ha vissuto su una autostrada (da Milano e Roma a Dimaro-Folgarida e poi a Rivisondoli e Castel di Sangro) e con il quale si è incrociato a Madrid e l’altra sera a Milano, al Gala dell’Aic. Nella sua serata contro l’Inter, ad Osimhen non è mancata la buona volontà, che è tratto caratteriale, ma le giocate non gli appartengono ancora, né la sua cifra tecnica ha avvicinato il suo standard: ha bisogno di giocare, anche se non è nel pieno, per ritrovarsi, e Mazzarri ha insistito, nonostante avesse percezione di difficoltà che sono apparse evidenti, conoscendone la statura. Juventus-Napoli è la partita che gli ricorda momenti belli, l’ha indirizzata lui al Maradona, se l’è goduta al ritorno a Torino da attore non protagonista sotto porta e dentro i 90 minuti che valsero una vittoria prestigiosa. 

Il voto di Osimhen

Al Gran Gala, Osimhen ha espresso se stesso, la natura di un uomo riconoscente al proprio mondo («Sono un giocatore di una squadra, condivido il premio con Kvara, con i miei compagni di squadra che sono stati fondamentali per il successo dell’anno scorso. Questo premio va a loro, a Spalletti, a De Laurentiis, a tutti i tifosi: se lo meritano. Questo premio rappresenta tutta Napoli, sono orgoglioso di averlo vinto, è molto importante per me») e poi ha svelato se stesso, nella cruda verità: «Per chi ho votato come miglior giocatore? Per me stesso...». La sincerità allo stato puro: uno così, lo abbraccerebbe chiunque (pure un avversario, e però magari fuori dall’area di rigore: là dentro non conviene). 


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