Napoli-Barcellona, novità positiva per la Champions: Osimhen sta bene

Una luce in fondo al tunnel: Victor s’è allenato e mercoledì guiderà la squadra negli ottavi dopo sessanta giorni di assenza
Antonio Giordano
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Forse c’è una luce in fondo al tunnel e si capirà subito, in quell’ora e mezza che sa di tutto o anche di niente, che può illuminare un anno cupo oppure lasciarlo nel sottoscala: quando Victor Osimhen arriva a Castel Volturno, e sta bene e cammina e dà la sensazione di correre incontro al Barcellona, il Napoli s’accorge d’essersi adagiato in un’altra dimensione. Ha il suo centravanti, lo chiamerebbero il Re del gol, e sembra pure dell’umore giusto per allenarsi: sono queste le partite alle quali non si può dire assolutamente di no e sono quelle le atmosfere per tentare (disperatamente) di azzerare quel ch’è capitato. Succede nelle migliori famiglie, dicono.

Napoli, è mancato Osimhen

Osimhen è stato il terminale di un’idea, quella di Luciano Spalletti, arricchita con le sue 31 reti in una stagione irripetibile: dava profondità, quando serviva anche ampiezza, era il riferimento, l’espressione un po’ scugnizza con la faccia tosta. Ed è bastato dargli un pallone, per elevarlo a principe dei bomber: ma quello era un calcio sexy, tutti codici che afferravano l’anima, un’organizzazione seducente, un palleggio prolungato come un massaggio alla coscienza degli esteti. Osimhen stavolta è altro, con Kvara rappresenta l’ultima frontiera di una speranza, quella di arrivare ai quarti, di sommare vittorie (almeno due) e un pareggio per superare la Juventus e prendersi il passaporto per il primo Mondiale per club in America. Osimhen è - con Kvara - il prestigio e però anche un interesse possente, quasi un’esigenza in un calcio che non può far finta di niente dinnanzi ad una cascata di milioni: sono una cinquantina per chi se ne va negli States, hanno il potere stordente di sanare le insoddisfazioni e le crepe di questi mesi in cui chiunque ci ha messo del suo.

Osimhen pronto ad essere determinante

Victor Osimhen è sparito dal Napoli il 23 dicembre, all’Olimpico di Roma, con quel giallo che l’ha escluso dalla gara con il Monza e l’ha spedito direttamente con la nazionale nigeriana. E però prima, pur tra le varie posizioni da assumere intorno alla vicenda del rinnovo, Osimhen ha dato: 8 gol complessivi e 3 assist nei suoi 1.315 minuti giocati, che non rappresentano un dettaglio. E la consapevolezza di potersi sentire diversi, sempre, avendolo lì davanti, anche in giornate con la luna storta: perché poi a calciatori di quello stampo, con un atletismo che appartiene a pochi e con una voracità che s’avverte, è sufficiente un cross o anche un po’ di spazio per cavalcare festante verso la gioia. Osimhen ricompare con la percezione di poter essere determinante, come mai gli è successo nelle quattro gare di Champions in cui c’è stato: un solo gol, contro il Braga, a qualificazione ormai raggiunta e poi l’amarezza di averne dovuto saltare due (entrambe con l’Union Berlino) e di essere arrivato al ritorno con il Real Madrid in condizione approssimativa. Mentre adesso, gli è noto, ha un’occasione enorme, gigantesca quanto lui, di rimuovere quel senso di malinconia che travolge chiunque, forse pure Osimhen, che tra le condizioni richieste alla sua nuova squadra inserirà (fatalmente) la partecipazione alla Champions. Può cominciare subito a gustarsela.


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