Totti e la Roma, è ora di chiarire

Totti e la Roma, è ora di chiarire© Bartoletti
Giancarlo Dotto
4 min

L’ ennesima tabula rasa, mai così rasa. Il vulcanismo collerico di James Pallotta ha colpito questa volta a magnitudo dieci. Dirigenti, giocatori, collaboratori, allenatore, dall’area amministrativa a quella tecnica e sanitaria. Decapitazione di massa. Nessuno è stato risparmiato da quella che somiglia a una palingenesi vera e propria, rigenerazione a partire dai tessuti profondi, in nome di un progetto tutto da decifrare. Il punto è questo. La Roma ha sbagliato (tanto) e sbaglierà ancora, ma una cosa non può più permettersi, pena l’abisso: non scegliere la linea strategica e non comunicarla con la necessaria chiarezza. Che altro prezzo si vuole pagare alla tentazione molto snob di considerare il mondo di fuori come un irrilevante e fastidioso rumore di fondo? A cominciare dai tifosi. Sempre più disorientati e disaffezionati, «Lasciamoli sfogare, che poi passa», lintuibile concetto tra Boston, Londra e Trigoria. Non funziona cosi. Il malessere ha permeato la città e non esiste bunker tanto potente.

La ferita di De Rossi butta ancora sangue, resa più tossica dalle ultime vicende, il rischio ora è di ripiombare nel caos con l’ennesimo capitolo Totti. Un caso che si trascina da anni, nel nome di una non chiarezza sconfinata spesso nella pavidità. La Roma ha trascinato l’equivoco di Totti giocatore nel modo peggior possibile, ora sta trascinando l’equivoco di Totti dirigente. L’odore della polvere da sparo è già forte in città. Prepariamoci a toccare il fondo, avendo più volte creduto di averlo toccato. Quella della Roma è una storia identitaria come poche. Il Torino, il Genoa, il Livorno, poche altre. Da Amadei a Bernardini, passando per Giacomino Losi e Manfredini, Francesco Rocca, arrivando a Bruno Conti, Di Bartolomei, Falcao, Voeller, Giannini, Totti, fino a De Rossi, i tifosi giallorossi costruiscono da sempre la loro “patologia” sul transfert affettivo con il giocatore bandiera. Se la scelta della società è di smontare questa storia perché considerata dannosa e comunque non utile alla causa, sia detto con chiarezza. Pallotta si sfoga, Baldini ha deciso che il silenzio è d’oro, Baldissoni ha smesso di parlare, sia Fienga a comunicare. Basta con lo stillicidio del non decidere e del non dire. Il dovere di comunicare corrisponde al diritto di sapere. Non sono tavole bibliche. È linfa vitale. Non c’è vita senza scambio. La Roma sia chiara con Totti. Totti sia chiaro con se stesso. Impari ad essere all’altezza di sé, del “valore” che lo circonfonde e qualche volta lo confonde. La storia, che lo voglia o no, ha fatto di lui una leggenda. Le leggende non si accontentano di galleggiare. «Tanto pe’ campa’» è roba da poveri. Prenda virilmente la sua decisione e non permetta a nessuno, il Cristiano Lucarelli di turno a Sky, di parlare di dirigenti “bambolotti", lasciando fin troppo intuire il riferimento.


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