Roma, l'altra faccia del derby

I tre punti a Marassi pesano tonnellate e riportano la banda di Mourinho, dopo lo spensierato e troppo gaudente picnic sull’erba dell’Olimpico fronte derby, alla sua identità di quest’anno
Roma, l'altra faccia del derby© ANSA
Giancarlo Dotto
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Quasi esulta più che il giorno del derby Mourinho e accidenti se si può capire. I tre punti a Marassi pesano tonnellate e riportano la banda di José, dopo lo spensierato e troppo gaudente picnic sull’erba dell’Olimpico fronte derby, alla sua identità di quest’anno, che è quella della sofferenza, del vincere o del non perdere ma sempre lottando, digrignando e sbavando di squadra e quasi sempre tribolando fino al benedetto fischio finale. Pragmatismo feroce. E senza il suo Tammy, lontano dal rendimento del derby. Vince con l’unico tiro nello specchio, ma al termine di una magnifica azione corale in cui toccano palla dieci lupi su undici, conferma di quanto visto a ripetizione nel derby, quasi un manifesto programmatico della Roma che sarà: quando si apre a ventaglio sfruttando tutta l’apertura del campo sono dolori per tutti.

Quinto posto consolidato e fantasie non più tanto proibite che si allungano sulla non più utopia del quarto posto champions. Dieci risultati utili consecutivi, sei vittorie, sono roba extra piccante. Una sequenza che infonde certezze dopo il 3 a 4 con la Juventus, quei maledetti sette minuti, la sconfitta di gran lungo più traumatica della stagione, per come è arrivata e contro chi è arrivata. Sconfitte che di solito ti gettano all’inferno. Non è il caso della Roma, tenuta per la collottola dalla gigantesca personalità del suo sciamano e scortata dalla passione di tifosi che non hanno uguali in Italia, presenti in massa anche ieri. Aggiungi l’ennesimo clean sheet, nessuno come la Roma, segno di una solidità difensiva che ha una spiegazione su tutte, il ritorno alla salute di sua eminenza Smalling. Senza trascurare l’importanza strategica lì, davanti alla difesa, di uno come Bryan Cristante, fondamentale anche ieri. Insensato solo pensare di disfarsene e ha fatto bene Mou a dirlo e a ribadirlo a modo suo a fi ne partita. Sacrosanto per tanti altri motivi esultare.

La domanda di parte giallorossa alla vigilia aveva l’inquietudine del dubbio. Che Roma sarà dopo la sosta? Cosa sarà rimasto della scia euforica da derby? Quanto si sarà dissolto anche dentro la parentesi tossica di una sosta che ha trasferito notizie micidiali nella testa di almeno quattro giallorossi? Tossica anche per tutto il troppo tempo che c’è stato a concimare i veleni veri e presunti del caso Zaniolo. E ora, con l’umore migliore possibile, spazio giovedì al Bodo, alla riedizione dell’incubo, con la certezza che questa volta non sarà incubo.


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