Roma, una settimana su misura per Zaniolo

Roma, una settimana su misura per Zaniolo© AS Roma via Getty Images
Ugo Trani
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La settimana sembra fatta su misura per Zaniolo. Dal rimprovero, anche se senza mai nominarlo, di Mancini, al ritorno a Milano, dove l’Inter lo ha scartato giovane e bello. Ce n’è abbastanza per presentarsi a San Siro, domani pomeriggio, e lasciare il segno. Senza cercare alcuna rivincita, ma solo per restare in quota e far capire che questa può diventare l’annata della consacrazione. 


 
Chiariamo subito: il ct non va a messo sullo stesso piano del club nerazzurro. Roberto ha lanciato Nicolò in azzurro quando ancora non aveva debuttato in serie A. Insomma ci ha creduto subito, chiamandolo a Coverciano, a differenza di quanto è accaduto ad Appiano Gentile, dove non si sono accorti del talento di Nico. Detto questo, ha comunque sorpreso la sua mancata convocazione in azzurro per le partite di Nations League. Fuori dai 29 e nemmeno ripescato quando si è arreso Politano, sostituito con Gabbiadini. È rimasto a Trigoria in castigo. Come altri del giro. «Scarso attaccamento alla Nazionale», la sintesi di quanto detto in pubblico da Mancini. Parole che hanno ferito il giocatore. Che avrà sbagliato come è successo a diversi campioni, ma che proprio non ha mandato giù la motivazione. 
Zaniolo, su questo il ct non deve avere alcun dubbio, tiene e tanto alla Nazionale, forse più di quanto faccia vedere. E non perché in azzurro ha avuto il suo infortunio più grave: il 7 settembre del 2020 all’Amsterdam Arena gli saltò il crociato del ginocchio sinistro, a otto mesi esatti dalla rottura di quello destro. Una mazzata. E carriera momentaneamente compromessa. Il recupero fu lungo e tormentato. E dedicato proprio all’Italia: Nicolò ha lavorato per non perdere l’Europeo poi vinto a Wembley. Si è arreso solo al fotofinish. Lo stop è durato più del previsto: dieci mesi abbondanti. E le conseguenze lo hanno accompagnato anche nella scorsa stagione che, portata avanti con sforzi e sacrifici, ha almeno avuto il lieto fine: la firma sul successo della Roma contro il Feyenoord nella finale di Conference. 
E proprio a quella partita va collegato lo strappo con Mancini: Nicolò, il 25 maggio a Tirana, giocò con una micro-frattura alla caviglia. Mourinho lo ha saputo dopo. Zaniolo, pur di esserci, ha fatto scena muta e si è preso la coppa. Poi la risonanza ha evidenziato il problema. Quello che, arrivato a Coverciano, lo ha spinto a chiedere di tornare a casa. Il ct non ha gradito la ritirata. Che ha avuto anche una curiosa coincidenza. Nico se n’è andato insieme all’amico Kean, il compagno con cui si presentò in ritardo alla riunione tecnica che gli costò l’esclusione di Di Biagio durante l’Europeo Under 21 del 2019. 

La resa di Zaniolo (e Kean) ha fatto rumore. Erano le prime partite dopo il flop mondiale. «Hanno anticipato le vacanze», sentenziò qualcuno nel gruppo azzurro. Le ferie di Nicolò, però, non sono mai cominciate. Al lavoro per non sbagliare la nuova stagione: 6 chili in meno e tanta ambizione in più. Da romanista. E in Nazionale. Dove di semplici ragazzate ne abbiamo viste tante, proprio da Mancini e Vialli in su. Come anche di ritirate sospette. Che sono subito all’ordine del giorno: vediamo quanti saranno in campo nel weekend tra quelli che si sono chiamati fuori nell’ultimo raduno a Coverciano. Chissà se chi giocherà poi chiederà scusa. 


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