Candela: “Senza Mourinho, De Rossi è l’uomo giusto”

Il campione d’Italia del 2001 con Capello parla dell’improvviso cambio in panchina deciso dai Friedkin ed esprime la sua opinione sul tema
Candela: “Senza Mourinho, De Rossi è l’uomo giusto”© LAPRESSE
Ha vinto uno scudetto con la Roma, è stato campione del mondo, ha giocato con Daniele De Rossi, ha scelto di restare a vivere nella Capitale, dove è arrivato 27 anni fa e non se n’è più andato. Vincent Candela è rimasto romanista dentro, romanista vero.

Che idea ti sei fatto di quello che è successo alla Roma? 
«Non me l’aspettavo, ma quando ho saputo che Daniele sarebbe diventato allenatore della Roma sono stato contento per lui. E’ l’uomo giusto al momento giusto. Gli ho mandato un messaggio: “Bentornato a casa”. Non sarà facile, ma ha tutto per essere un grande allenatore, lo era già in campo, aveva la visione di gioco, come tutti i grandi centrocampisti. Non sarà facile, è un’ottima opportunità per lui. Alla Roma darà tutto, è una bandiera, romanista, è nato a Roma. In questo momento però sento di dire grazie a Mourinho per quello che ha fatto in questi due anni e mezzo. Si può fare sempre di più, mi aspettavo qualcosa in più. Si percepiva che c’erano un po’ di cose che non andavano, il rinnovo del contratto non è arrivato, Lukaku non è della Roma, è difficile lavorare in queste condizioni. Ma non ho mai detto che è colpa di Mourinho, le responsabilità sono di tutti». 
 
De Rossi è stato tuo compagno di squadra, adesso lo perderai per le sfide a padel... 
«Lo conosco bene come uomo. Un grande allenatore non vuol dire che non trovi il tempo per gli amici, è anche intelligente, può ritagliarsi spazi anche per venire a giocare. Un tecnico non può fare tutto da solo, avrà un grande staff, non si dimenticherà di noi, ma sono sicuro che ci metterà tutto se stesso». 
 
Da dove deve cominciare a lavorare il nuovo allenatore? 
«Sulla mentalità. Ultimamente mi sembra ci fosse qualcosa che non funzionasse. Anche domenica ho visto alcuni giocatori litigare tra di loro, al momento del rigore mi sarei aspettato Lukaku, oppure il capitano, Pellegrini. Cristante sta da tutte le parti e non c’era. Quello della Roma deve tornare ad essere un gruppo unito, che si aiuta, per portare tutti a dare il massimo. Negli ultimi tempi ho visto un po’ di confusione. Prima giocava Spinazzola, poi Zalewski. Lukaku spesso è stato solo, eppure Belotti aveva fatto bene, ma a un certo punto è sparito. Ci vuole un po’ di chiarezza per far ritovare la fiducia a tutti. De Rossi non trasformerà Belotti in Batistuta, ma accanto a Lukaku può essere utile». 
 
Com’era Daniele da giocatore? 
«Quando ha cominciato con noi era giovane, parlavo poco con lui, ma ho saputo che con il tempo ha preso la situazione in mano, si assumeva la responsabilità sempre, in campo e fuori, sapeva non dar valore alle situazioni che erano in secondo piano. Daniele da calciatore lasciava capire che aveva tutto per diventare un grande allenatore».


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Dove è mancata la Roma sul piano del gioco?

«Secondo me contro Napoli, Milan e Juve può andar bene un modulo più prudente con cinque difensori, anche se lasciando Dybala e Lukaku soli davanti è più difficile. Ma con le altre squadre si possono adottare soluzioni più offensive. Se Lukaku resta solo lo marcano in tre e diventa dura anche per lui. Ci sono poche squadre al mondo che giocano a cinque dietro, una è l’Inter che ha tanti grandi giocatori, ma sono due anni che butta il campionato (ride, n.d.r.). Con questo modulo è più difficile». 
 
Il ritorno di De Rossi alla Roma rievoca un’altra suggestione: Francesco Totti 
«Sono due ruoli diversi, ma serve uno come Totti per un ruolo di dirigente o ambasciatore. Ancora oggi quando giriamo per partite di vecchie glorie lo conoscono in tutto il mondo e ancora fa un grande effetto tra la gente. Nella Roma può dare molto, con De Rossi allenatore sarebbe bello. Di calcio sa tanto».

I Friedkin non comunicano: una strategia giusta? 
«Non mi aspetto che comunichino di più. Parlano poco, ma fanno i fatti. Hanno voluto Mourinho quando il direttore aveva scelto un altro allenatore, quando è il momento di agire sanno cosa fare. Se non hanno rinnovato il contratto di Mourinho una strategia l’avevano. Da questo allenatore mi aspettavo di più, ma non è andata male. Ha conquistato un trofeo, ma se non avessimo vinto la Conference sarebbe stato un fallimento. Anche la finale di Budapest era meritata. I Friedkin hanno avuto sempre idee chiare, ma non mi aspetto che le comunichino».  
 
Con De Rossi in panchina tornerai all’Olimpico? 
«Quest’anno sono andato pochissimo, ma i veri tifosi non sono solo quelli che vanno allo stadio. Nelle prossime partite ci sarò».  


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Ha vinto uno scudetto con la Roma, è stato campione del mondo, ha giocato con Daniele De Rossi, ha scelto di restare a vivere nella Capitale, dove è arrivato 27 anni fa e non se n’è più andato. Vincent Candela è rimasto romanista dentro, romanista vero.

Che idea ti sei fatto di quello che è successo alla Roma? 
«Non me l’aspettavo, ma quando ho saputo che Daniele sarebbe diventato allenatore della Roma sono stato contento per lui. E’ l’uomo giusto al momento giusto. Gli ho mandato un messaggio: “Bentornato a casa”. Non sarà facile, ma ha tutto per essere un grande allenatore, lo era già in campo, aveva la visione di gioco, come tutti i grandi centrocampisti. Non sarà facile, è un’ottima opportunità per lui. Alla Roma darà tutto, è una bandiera, romanista, è nato a Roma. In questo momento però sento di dire grazie a Mourinho per quello che ha fatto in questi due anni e mezzo. Si può fare sempre di più, mi aspettavo qualcosa in più. Si percepiva che c’erano un po’ di cose che non andavano, il rinnovo del contratto non è arrivato, Lukaku non è della Roma, è difficile lavorare in queste condizioni. Ma non ho mai detto che è colpa di Mourinho, le responsabilità sono di tutti». 
 
De Rossi è stato tuo compagno di squadra, adesso lo perderai per le sfide a padel... 
«Lo conosco bene come uomo. Un grande allenatore non vuol dire che non trovi il tempo per gli amici, è anche intelligente, può ritagliarsi spazi anche per venire a giocare. Un tecnico non può fare tutto da solo, avrà un grande staff, non si dimenticherà di noi, ma sono sicuro che ci metterà tutto se stesso». 
 
Da dove deve cominciare a lavorare il nuovo allenatore? 
«Sulla mentalità. Ultimamente mi sembra ci fosse qualcosa che non funzionasse. Anche domenica ho visto alcuni giocatori litigare tra di loro, al momento del rigore mi sarei aspettato Lukaku, oppure il capitano, Pellegrini. Cristante sta da tutte le parti e non c’era. Quello della Roma deve tornare ad essere un gruppo unito, che si aiuta, per portare tutti a dare il massimo. Negli ultimi tempi ho visto un po’ di confusione. Prima giocava Spinazzola, poi Zalewski. Lukaku spesso è stato solo, eppure Belotti aveva fatto bene, ma a un certo punto è sparito. Ci vuole un po’ di chiarezza per far ritovare la fiducia a tutti. De Rossi non trasformerà Belotti in Batistuta, ma accanto a Lukaku può essere utile». 
 
Com’era Daniele da giocatore? 
«Quando ha cominciato con noi era giovane, parlavo poco con lui, ma ho saputo che con il tempo ha preso la situazione in mano, si assumeva la responsabilità sempre, in campo e fuori, sapeva non dar valore alle situazioni che erano in secondo piano. Daniele da calciatore lasciava capire che aveva tutto per diventare un grande allenatore».


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