De Rossi è già nel futuro: il discorso alla squadra dopo il derby

Ieri mattina il tecnico ha abbracciato la squadra ma ha voluto focalizzare l’attenzione sulla sfida contro i rossoneri: "Il derby è ormai alle spalle"
Jacopo Aliprandi
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Il primo derby non si scorda mai. Daniele De Rossi non ha mai dimenticato quello dell’esordio da giocatore, la vittoria nel 2003 con gol di Amantino Mancini sotto la Sud, e non dimenticherà quello dell’esordio da tecnico, la vittoria di sabato con gol di Gianluca Mancini sotto la Sud. Intrecci dal destino tra passato e presente, aspettando altri segnali, quelli dal futuro, per un rinnovo che verrà discusso dopo questo periodo delicato tra campionato ed Europa League. Ieri mattina “Mister Presente” ha riabbracciato i suoi giocatori, si è congratulato con loro per tutto quello che hanno dato nel derby, li ha ulteriormente caricati per mantenere alta la concentrazione. Soprattutto dopo un weekend più che positivo in ottica quarto posto per il pari del Bologna contro il Frosinone (dell’ex giallorosso Di Francesco) e il ko dell’Atalanta contro il Cagliari del romanista Ranieri. E il messaggio rivolto alla squadra è stato chiaro: «Testa immediatamente al Milan, perché possiamo fare risultato a San Siro e giocarci il passaggio del turno. Voglio tutti al massimo e proiettati sulla gara di giovedì, il derby è ormai alle spalle e non abbiamo più tempo per godercelo». Ed è così, perché tra tre giorni è già tempo di scendere in campo, contro un’avversaria mai battuta a San Siro negli ultimi sette anni. L’ultima volta? L’1 ottobre 2017, un secco 0-2 con la firma di Dzeko e Florenzi, e un super De Rossi a centrocampo autore di una prestazione da sette in pagella per la sua impeccabile protezione della difesa romanista.

De Rossi, la mentalità per il derby

Il tecnico vuole sfatare anche questo tabù dopo quello del derby. Come? Vedendo nei suoi lo stesso carattere messo nella stracittadina. Perché alla fine la vittoria giallorossa è arrivata sì dalle situazioni tattiche e la qualità degli interpreti, ma tanto ha fatto anche l’atteggiamento mentale. Quello su cui ha martellato De Rossi nel corso della passata settimana per prepararli alle emozioni, alle tensioni, a quella inevitabile paura dopo quattro derby senza vittoria. «Dovete sentire la pressione, ma nella maniera giusta. Dovete rispettare questa partita, ma non temerla. Per la Champions, per la gente». DDR ha ripetuto questo concetto per quattro giorni di fila prima della Lazio, quasi un lavaggio del cervello che è servito ai suoi per entrare carichi ma al punto giusto in un Olimpico di fuoco. E l’approccio è stato perfetto, come ha poi ammesso anche il tecnico: «Sono stati fantastici e perfetti dal punto di vista psicologico. Per me il derby si gioca così. Serve essere rudi, ignoranti, ma senza fare quelle stupidaggini che facevo io lasciando la squadra in dieci».

Roma, qualità e tanto carattere

E alla fine il successo è arrivato con qualità ma tanto carattere. A volte anche troppo. Possiamo chiamarlo un effetto “vena DDR”, quella foga e adrenalina che a volte annebbia tutti i pensieri eccetto uno: vincere, a tutti i costi. Così provocazioni e sfottò agli avversari sono di casa in un derby così sentito. Guardate Dybala, che aveva un conto aperto con Guendouzi già dal derby precedente, ma anche Paredes e Mancini che hanno giocato come se fosse la loro ultima partita. Nessun giocatore ha tirato indietro la gamba, la Roma è stata squadra in tutti i sensi: quella sporca dozzina (gli undici in campo più il tecnico) che ha vissuto quei novanta minuti come una vera e propria lotta, uscendone tutti vittoriosi. Ma non senza un metodo. Perché i dodici gol di testa in stagione non sono un caso, la diposizione della difesa ibrida a tre e mezzo (con Angeliño più interno) ha chiuso gli spazi, così come l’arrocco nel finale e il passaggio al 3-5-2. Tutto è andato nel verso giusto, tatticamente ed emotivamente. E adesso l’approccio al Milan è da grande squadra: quella consapevole dei propri mezzi e di avere un allenatore che sa toccare le corde giuste per portarla all’esaltazione.


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