Inzaghi esclusivo: «Il Palermo un'emozione unica»

Il tecnico rosanero dopo 115 giorni di lavoro fa il punto sul campionato i cui risultati sono già in linea con le attese sue e del club
Paolo Vannini

PALERMO - I primi 100 giorni di Pippo Inzaghi a Palermo (115 per l'esattezza), in una “one to one” piena di spunti, compreso uno sguardo al futuro. «Ci sono tutti i presupposti per aprire un ciclo importante». Ma prima vanno domate le onde insidiose della serie B.

Inzaghi, alla sua ricchissima conoscenza calcistica cosa sta aggiungendo Palermo?

«L'emozione di una piazza unica: ho avuto tanti attestati in carriera, ma il giorno della presentazione resta per me indimenticabile. Un mare di persone ad accogliermi quando ancora non avevo fatto niente. Questa passione mi è servita per mandare un messaggio alla squadra: la gente ti premia se dai dedizione e impegno».

Il calcio nelle metropoli soffre spesso per la “gestione delle aspettative”. Tema dibattuto anche con Guardiola e Ferran Soriano, il ceo del City...

«Se vieni ad allenare a Palermo con 30.000 persone fisse allo stadio, è normale che ci siano aspettative alte. Ma è un fattore che deve diventare positivo: un seguito così non ce l'ha nessuno, e non parlo solo di presenze al Barbera. Qui c'è una intera città che si interessa e nel mondo milioni di palermitani che tifano: per noi è una fortuna da sfruttare».

Con le prime prestazioni vi siete guadagnati la credibilità.

«Ma la prima credibilità è stata la gente a darla a noi. Erano in 30.000 anche prima di questa serie di risultati utili. Vero, noi siamo stati bravi in più occasioni a mostrarci squadra matura, a sapere soffrire in certe partite. Il mio ruolo? Sono un realista, guardo il bicchiere mezzo pieno, mi arrabbio il giusto ma do fiducia alla squadra anche nei momenti bui. Ho un'età in cui riesco a gestire le pressioni con serenità; e ai ragazzi riporto il concetto che se abbiamo pressioni è perché ci considerano forti. Per ora non hanno risentito di queste situazion i, il bilancio delle prime 7 giornate è buono: ma ci vuole continuità».

E ora arriva il Modena, altro pienone assicurato.

«E noi dovremo essere all'altezza del nostro stadio. Il tifo ci dà forza ma anche la giusta umiltà: fin qui abbiamo fatto intravedere di avere cuore e anima e la gente l'ha capito».

Dicono: il calcio di Inzaghi è molto fisico e bada al sodo.

«Penso di essere un allenatore che cerca di capire le caratteristiche dei giocatori; è ovvio che non si possono comprare tutti quelli che hai in testa. Il Palermo fa un calcio fisico ma con qualità perché abbiamo gli elementi adatti e a me piace il talento; se Palumbo fosse arrivato in ritiro un mese prima avrebbe sempre giocato, lui e Ranocchia hanno caratteristiche uniche. Non solo tecniche, corrono e danno una mano: cerchiamo di unire i due concetti».


© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Palermo

Non c’è Bani, leader in difesa.

«Bani è insostituibile per caratteristiche ma a La Spezia abbiamo vinto senza di lui e Ceccaroni; alla squadra ho detto che questa situazione diventa un'opportunità. Peda ha già dimostrato di avere personalità, adesso abbiamo anche Bereszynski. Mattia rientrerà presto e io non sono preoccupato».

Stasera la Nazionale del suo amico Gattuso.

«Rino è carico, l'ho sentito, sta riportando nel club Italia le emozioni e la mentalità che vivevamo noi. Dobbiamo tornare al Mondiale, i giocatori bravi ci sono e Gattuso sa trasmettere loro la forza che serve».

Ma in Italia diamo abbastanza fiducia ai giovani?

«Quando ero a Reggio Calabria, arrivarono due ragazzi che nessuno conosceva, io li ho visti in allenamento e fatti giocare: erano Fabbian e Pierozzi, e fecero una grande stagione. I giovani devono dimostrare ma un allenatore che li nota ha l'obbligo di dare loro spazio. Anche qui, appena ho visto Peda, Vasic e Corona mi sono chiesto perché mandarli via da Palermo? In nessuna piazza potrebbero capire meglio come si fa il calciatore. La società mi ha supportato, ho il tarlo di dare poco minutaggio a Vasic e Corona ma siamo una squadra forte e devono avere pazienza. Saranno il nostro futuro».

Anche lei guarda a un futuro rosanero. Due anni di contratto più opzione. È scattato il feeling?

«Palermo l'avevo nel destino: dopo un anno di infortunio, rientrai proprio con i rosa e feci gol. Al Barbera c'era sempre un clima emozionante, cercai di venire a Palermo anche a fine carriera con Foschi direttore sportivo. Ora finalmente ci sono e mi auguro che sia una storia lunga; se la società è felice di me spero di rimanere tanti anni. Con le giuste proporzioni, col City alle spalle si può fare qualcosa di fantastico. Naturalmente ci vorrà pazienza, ogni anno si dà il Palermo per favorito, l'ambiente a volte dà troppo per scontato che si vinca facilmente. Invece la B è terribile, dovremo essere bravi soprattutto nei momenti complicati».

Chi l'ha stupita di più finora nel suo Palermo?

«Dal primo giorno ho avuto un riscontro incredibile da parte di tutti, ma spendo una parola per Brunori. Sono convinto che da capitano segnerà lui i gol che alla fine ci porteranno a realizzare il nostro sogno».


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PALERMO - I primi 100 giorni di Pippo Inzaghi a Palermo (115 per l'esattezza), in una “one to one” piena di spunti, compreso uno sguardo al futuro. «Ci sono tutti i presupposti per aprire un ciclo importante». Ma prima vanno domate le onde insidiose della serie B.

Inzaghi, alla sua ricchissima conoscenza calcistica cosa sta aggiungendo Palermo?

«L'emozione di una piazza unica: ho avuto tanti attestati in carriera, ma il giorno della presentazione resta per me indimenticabile. Un mare di persone ad accogliermi quando ancora non avevo fatto niente. Questa passione mi è servita per mandare un messaggio alla squadra: la gente ti premia se dai dedizione e impegno».

Il calcio nelle metropoli soffre spesso per la “gestione delle aspettative”. Tema dibattuto anche con Guardiola e Ferran Soriano, il ceo del City...

«Se vieni ad allenare a Palermo con 30.000 persone fisse allo stadio, è normale che ci siano aspettative alte. Ma è un fattore che deve diventare positivo: un seguito così non ce l'ha nessuno, e non parlo solo di presenze al Barbera. Qui c'è una intera città che si interessa e nel mondo milioni di palermitani che tifano: per noi è una fortuna da sfruttare».

Con le prime prestazioni vi siete guadagnati la credibilità.

«Ma la prima credibilità è stata la gente a darla a noi. Erano in 30.000 anche prima di questa serie di risultati utili. Vero, noi siamo stati bravi in più occasioni a mostrarci squadra matura, a sapere soffrire in certe partite. Il mio ruolo? Sono un realista, guardo il bicchiere mezzo pieno, mi arrabbio il giusto ma do fiducia alla squadra anche nei momenti bui. Ho un'età in cui riesco a gestire le pressioni con serenità; e ai ragazzi riporto il concetto che se abbiamo pressioni è perché ci considerano forti. Per ora non hanno risentito di queste situazion i, il bilancio delle prime 7 giornate è buono: ma ci vuole continuità».

E ora arriva il Modena, altro pienone assicurato.

«E noi dovremo essere all'altezza del nostro stadio. Il tifo ci dà forza ma anche la giusta umiltà: fin qui abbiamo fatto intravedere di avere cuore e anima e la gente l'ha capito».

Dicono: il calcio di Inzaghi è molto fisico e bada al sodo.

«Penso di essere un allenatore che cerca di capire le caratteristiche dei giocatori; è ovvio che non si possono comprare tutti quelli che hai in testa. Il Palermo fa un calcio fisico ma con qualità perché abbiamo gli elementi adatti e a me piace il talento; se Palumbo fosse arrivato in ritiro un mese prima avrebbe sempre giocato, lui e Ranocchia hanno caratteristiche uniche. Non solo tecniche, corrono e danno una mano: cerchiamo di unire i due concetti».


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