L'incredibile Djokovic e la frase su Alcaraz: "C'è una cosa che non spero per me"

Emozione pura e livello di gioco stratosferico: la finale del Masters 100 di Cincinnati ci consegna una sfida epica. E se supera il primo turno degli US Open torna in testa
L'incredibile Djokovic e la frase su Alcaraz: "C'è una cosa che non spero per me"
Alessandro Nizegorodcew
5 min

Livello stratosferico, emozione pura. Se la finale di Wimbledon aveva aperto ufficialmente le porte a una nuova grande rivalità, Cincinnati ha consegnato la sfida Djokovic-Alcaraz all’epica sportiva. Stavolta, dopo 3 ore e 49 minuti di battaglia tecnica, fisica e psicologica, il titolo è finito (con tanto di match point annullato) nelle mani del campione serbo. Il punteggio non dice tutto, ma racconta molto: 5-7 7-6(7) 7-6(4). «È stato uno dei match più duri, emotivamente e fisicamente, che abbia mai giocato - ha raccontato Djokovic a fine match - Potrei paragonarlo alla finale degli Australian Open 2012 contro Nadal». Quella volta Nole vinse in 5 ore e 53 minuti. Buttatosi in terra esausto a fine match, il serbo ha poi letteralmente squarciato la propria maglietta lanciando uno dei suoi proverbiali urli a dimostrazione di una partita che ha portato entrambi i tennisti oltre i propri limiti, dando vita a uno spettacolo tecnico, tattico e di intensità fuori dal comune.  

Djokovic-Alcaraz, il match

Eppure Alcaraz, questa finale, sembrava averla davvero in pugno. Sotto 2-4 nel primo set, Carlitos ha inserito la marcia giusta conquistando il primo set col punteggio di 7-5. Nel secondo parziale è salito 4-2, complice un crollo fisico (con tanto di colpo di calore) di Djokovic, salvo giocare un brutto game di servizio. Il serbo non si è lasciato pregare e, da grande campione, ha ritrovato energie e lucidità per riportare in equilibrio la finale del Western & Southern Open. Djokovic ha annullato un match point nel tiebreak del secondo set salendo poi 5-3 nel terzo set. Ma Alcaraz è duro a morire: rimonta completata sul 6-6 e nuovo tiebreak, stavolta vinto 7-4 da Djokovic 

Djokovic-Alcaraz, sorrisi e lacrime

A fine match Alcaraz si è lasciato andare a una crisi di pianto: non di tristezza, non di frustrazione; è sembrato più un (comprensibile e umano) calo di tensione. L’emozione è proseguita durante la premiazione, quando lo spagnolo si è rivolto al fratello (entrambi con gli occhi lucidi), che lo rende ogni giorno di più “una persona migliore”. I sorrisi sono giunti durante il discorso di Djokovic, che ha riempito di complimenti il suo giovane avversario. Una frase, più di altre, riassume perfettamente il concetto: «Boy, you never give up (non ti arrendi mai), Jesus Christ!». «Gli spagnoli non muoiono mai», ha esclamato Alcaraz, con Nole che ha ribattuto, pensando alle grandi sfide con Nadal, «Sì, ne ho sentito parlare. Anzi, ci sono già passato». 

Djokovic, numeri da record!

Novak Djokovic ha conquistato a Cincinnati (terzo trionfo in Ohio) il suo Masters 1000 n.39 (record assoluto), portando a casa il novantacinquesimo titolo ATP in carriera. Numeri fenomenali per Nole (oggi ancora n.2 al mondo) che, con un solo turno superato ai prossimi US Open, avrà la certezza di tornare in vetta al ranking. «Ogni match che giochiamo va per le lunghe - ha chiosato Djokovic - spero che possa esserci una nuova sfida tra qualche settimana a New York… (pausa scenica) lo spero per il pubblico, non tanto per me». 


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