Fiorentina-Bologna, ride Italiano ma Motta è da applausi

Leggi il commento sul successo dei viola nei quarti di finale di Coppa Italia

Una partita di equilibrio pari alla noia, non poteva che risolversi con la doppia appendice: tempi supplementari e rigori. Al solito, vien da dire, ricordando come negli ottavi la Viola avesse eliminato il Parma dal dischetto e il Bologna ai penalty stesse quasi arrivando, se non avesse fulminato l’Inter a San Siro a quattro minuti dalla fine del secondo prolungamento. Tant’è. Godono Maxime Lopez e la Fiorentina che per il terzo anno consecutivo va in semifinale dove affronterà una fra Milan e Atalanta. Si mangiano le mani Posch e il Bologna. «Non è il più forte a vincere, ma chi vince è il più forte», era la massima aurea dell’immenso Franz Beckenbauer.  


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Fiorentina e Bologna ai rigori

Italiano e Motta hanno tirato la fune per due ore: assodato che soltanto i rigori avrebbero deciso la contesa, ai rigori sono giunti. All’ultimo respiro ha deciso l’ex Sassuolo e le emozioni della notte hanno edulcorato l’uggia della sera, aperta da un primo tempo brutto, monotono, insipido, nettamente inferiore alle aspettative suscitate alla vigilia dal confronto di Coppa fra la quarta e la quinta in classifica. Skorupski ha alzato sopra la traversa il tiro di Kayode, prima del sussulto di classe rossoblù, al solito firmato da quel gran giocatore di Zirkzee che ha scheggiato la traversa di Christensen. Tutto qui.  


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Bologna eliminato

Nella ripresa, il Bologna ha cercato di cambiare marcia e, subito, Orsolini ha colpito il palo. La Fiorentina ha patito l’inconcludenza di Ikoné, Italiano ha capito l’antifona, richiamandolo per inserire Nzola e cercando in seguito di rivitalizzare una manovra asfittica, ha inserito Bonaventura, Parisi e Mandragora. Il copione viola non è cambiato. Per contro, Motta non ha modificato nulla sino a pochi minuti dalla fine del tempo regolamentare, quando ha tolto Aebischer e Lukumi per Calafiori e Moro, pensando agli incipienti supplementari. Ai quali il Bologna è pervenuto grazie a Skorupski, il cui guizzo felino ha neutralizzato la rovesciata di Quarta, lo stesso che dopo cento minuti ha fallito una nuova occasione a tu per tu con il portiere polacco. Ha sbagliato anche Kayode, nella saga degli errori che poi ha visto Christensen sbarrare la strada a Orsolini. Era scritto che si entrasse in semifinale con un tiro dagli undici metri. Non era scritto che a condannare il Bologna fosse uno dei suoi uomini migliori. Perfido sa essere il calcio per chi perde, così come euforico lo è per chi vince. Ma il Bologna merita tanti applausi quanti la Viola


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Una partita di equilibrio pari alla noia, non poteva che risolversi con la doppia appendice: tempi supplementari e rigori. Al solito, vien da dire, ricordando come negli ottavi la Viola avesse eliminato il Parma dal dischetto e il Bologna ai penalty stesse quasi arrivando, se non avesse fulminato l’Inter a San Siro a quattro minuti dalla fine del secondo prolungamento. Tant’è. Godono Maxime Lopez e la Fiorentina che per il terzo anno consecutivo va in semifinale dove affronterà una fra Milan e Atalanta. Si mangiano le mani Posch e il Bologna. «Non è il più forte a vincere, ma chi vince è il più forte», era la massima aurea dell’immenso Franz Beckenbauer.  


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