Pagina 2 | Ascari, l’ultimo Campione Antonelli, ritorno al futuro
Sorte maledetta
Fatto sta che dalla metà degli Anni ’50 tutto cambia. La Ferrari scopre la squadra primavera, che sugli italiani Eugenio Castellotti e Luigi Musso fa perno, ma poi essi se ne vanno tragicamente tutti, uno a uno, compreso lo sfortunato neolancista Alberto Ascari - seguiti in circostanze differenti da Collins de Portago e Hatwthorn - e resterà solo il vuoto. E arrivano gli anni ’60 e ’70 che potrebbero essere favolosi ma non lo sono per niente, per l’Italia del volante, visto che tutti i talenti corsaioli nostrani faranno una fine poco bella se non, in certi casi, bruttissima. Lorenzo Bandini, Ludovico Scarfiotti e Ignazio Giunti restano gli emblemi apicali di questa somma sfortuna e di una sorte maledetta, c’è poco da fare, che allontanerà sempre più Enzo Ferrari dall’opportunità di favorire, caldeggiare e ingaggiare talenti tricolori. Perché se poi capita un incidente le rogne sono triple, l’eco quadrupla e l’ondata avversa di pubblica indignazione decupla. Da lì in poi, di mondiali sfiorati all’ultimo tuffo, nessuno. Punto. Anche se Arturo Merzario e Vittorio Brambilla hanno un cuore grande, quest’ultimo anche una vittoria epica a Zeltweg 1975, nell’uragano. Michele Alboreto fa cose meravigliose per metà 1985 ma poi la Ferrari lo lascia solo e deluso. Riccardo Patrese va forte con la Williams dell’era Mansell, ma di battere il Baffo non se ne parla, il grande Elio è vittima del fato, così ce la caviamo con virtuali e simbolici quanto consolatori vicetitoli di secondi arrivati nel mondiale, che male non fa, però rivincere l’iride sarebbe stata tutta un’altra cosa. Ma grazie lo stesso ai race winner Giancarlo Fisichella e Jarno Trulli.