
Dopo martedì, è fissata per oggi la seconda udienza per il processo per la morte di Diego Armando Maradona. Durerà diversi mesi e si concluderà in piena estate - due udienze a settimana - con la partecipazione di oltre cento testimoni (ridotti rispetto ai programmi per evitare che i tempi si allungassero). Compariranno in tribunale i figli, l’ex moglie Claudia Villafañe e tanti tra esperti, medici, giornalisti, amici. I sette degli otto imputati dovranno rispondere dell’accusa di «omicidio semplice con dolo eventuale». La pena prevista è compresa tra gli 8 e i 25 anni di carcere. Sarà più bassa solo in caso di accertata negligenza: da uno a 5 anni.
Morte Mardona, il riepilogo del processo
Le posizioni più delicate dell’equipe medica sono quelle del neurochirurgo Leopoldo Luciano Luque, del medico di base Pedro Di Spagna e della psichiatra Agustina Cosachov. L’ottavo imputato, l’infermiera Dahiana Madrid, ha richiesto un processo con giuria che partirà a luglio. Ieri giornata interlocutoria, di attesa. Martedì il momento clou è stato il documento mostrato dal pm Patricio Ferrari: la foto stampata del cadavere di Diego con l’addome completamente gonfio. «Chi ha visto quella foto sa ora in che condizioni era stato ridotto mio padre. Siamo convinti che si tratti di un omicidio a tutti gli effetti», le parole del figlio di Maradona, Diego jr, a Radio Marte. «Tutte le persone che hanno contribuito a questa vergogna devono pagare. Abbiamo grande fiducia nella giustizia argentina. Noi figli siamo stati accusati dall’opinione pubblica di aver lasciato solo papà, ma non è vero. Siamo stati presenti e attivi anche in competenze che non erano le nostre».
Si riparte in tribunale
Nelle prossime udienze saranno mostrati ai giudici anche scambi di messaggi scritti e audio di quei giorni, del ricovero domiciliare con l’epilogo tragico della morte per “edema polmonare acuto secondario a insufficienza cardiaca cronica aggravata”. Era il 25 novembre 2020. Maradona aveva da poco compiuto 60 anni. Per il pm, l’intervento neurochirurgico antecedente al ricovero fu «sconsiderato e senza precedenti» e, durante le cure, Diego è stato «lasciato morire con l’equipe medica consapevole di quello che stava accadendo». Lo pensa anche Valerio Antonini, presidente del Trapani e amico del Pibe, intervenuto a Radio Crc: «Io e Maradona abbiamo lavorato insieme in Sudamerica per anni. È stato assassinato. Alcuni personaggi hanno contribuito in maniera chirurgica a quello che è successo».