Lazio, Lotito e la fiera delle figurine

Leggi il commento del Corriere dello Sport-Stadio sul momento della Lazio
Lazio, Lotito e la fiera delle figurine© Marco Rosi / Fotonotizia
Stefano Chioffi
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Nell’agenda del senatore Lotito, tra viaggi in Molise e impegni a Palazzo Madama, la Lazio rischia di avere un ruolo solo nei ritagli di tempo. Politico, presidente, manager, imprenditore, adesso anche direttore sportivo. Risultato? Poche ore di sonno, come ricorda spesso, e mercato fermo: la fiera delle figurine e delle promesse, nomi che escono dalla talent room di Formello e poi spariscono. Solo un acquisto: il centravanti argentino Castellanos, che tamponerà - dopo diciotto mesi di vuoto ingiustificabile - l’assenza di un vice Immobile. L’ultimo mistero riguarda lo svizzero Djibril Sow: lo aspettavano a Formello, ma la trattativa si è bloccata. La confusione della Lazio contrasta in modo profondo con l’efficientismo di cui si vanta Lotito, soprattutto quando descrive la sua società come un modello a livello organizzativo. In questo momento si avverte l’assenza di una strategia, di una logica, di una traccia da seguire, di una visione chiara, comune e condivisa tra il grande capo e Sarri. Distanze nette. Non siamo allo strappo e neppure allo scontro, ma i segnali sono preoccupanti.

Un patrimonio da investire

Lotito rivendica un assoluto potere decisionale: si è confrontato con l’allenatore sui profili di cui ha bisogno la squadra, ma pretende di scegliere i giocatori in totale autonomia. Sarri è nemico delle apparenze e dei compromessi: per lui conta la sostanza. È fermo sulle sue posizioni. Ha chiesto quattro colpi: Berardi, Zielinski, Ricci e Pellegrini. Spinge in questa direzione e la sua rigidità parte da un ragionamento che nasce da un merito sportivo: quello di aver centrato la qualificazione in Champions, contribuendo a portare nelle casse della Lazio cinquanta milioni, che sono diventati novanta con la cessione di Milinkovic in Arabia Saudita. Un patrimonio da investire, in linea con il principio dell’autofinanziamento, regola sacra di Lotito: ecco perché va afferrata l’occasione di moltiplicare, attraverso una serie di innesti giusti, la qualità del lavoro svolto da Sarri negli ultimi due anni. Un percorso certificato dal secondo posto nello scorso campionato. Nessuno nega a Lotito, partito ieri per una breve vacanza a Cortina, il merito di aver salvato la Lazio nel 2004 da un tribunale fallimentare. Rispetto e riconoscenza per una rinascita che ha regalato sei coppe, restituendo al club prestigio e stabilità finanziaria. Ma sarebbe un errore grave se il presidente non comprendesse l’importanza di questa fase. E non si allineasse alla maturità dimostrata da una tifoseria che ha già sottoscritto 26.200 abbonamenti, superando con largo anticipo la quota di un anno fa. Sarri aspetta risposte, perché tra venti giorni la Lazio debutterà a Lecce.

Il confronto tra il presidente e l’allenatore

Martedì è previsto un confronto a Formello con Lotito: giugno e luglio hanno prodotto ritardi e disordine. Non è stato nominato un ds al posto di Tare. In sospeso la figura di un nuovo club manager, compito che in passato aveva ricoperto Peruzzi. Due nodi che si aggiungono alla priorità di completare e arricchire la squadra: mancano un mediano-regista, un’ala destra, un terzino sinistro e soprattutto l’erede di un fenomeno come Milinkovic, undici gol e otto assist nella scorsa stagione. Sembra quasi che la Lazio si sia fatta trovare impreparata dalla partenza del serbo, a differenza del Milan dopo la cessione di Tonali. Eppure a gennaio il procuratore Kezman aveva spiegato a Lotito che Sergej non avrebbe rinnovato il contratto in scadenza nel 2024 e che sarebbe andato via portando un’offerta da quaranta milioni. Il tempo non è scaduto: si può rimediare. Ma dopo due mesi di manifesti e propaganda su un club che ambisce in modo legittimo al grande salto e quasi cinquanta giocatori valutati in ogni angolo del mondo, ora il presidente deve rispettare il suo slogan preferito: quello di riuscire a trasformare i sogni in solide realtà, come ripete nelle interviste. C’è un patto da mantenere con Sarri e i tifosi. Non si può rinviare.


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