Il Napoli saluta Kim. Adesso c'è Le Normand

Dopo meno di un anno si conclude l’era azzurra del coreano.  Il difensore della Roja è un obiettivo, in lista anche Konaté, Koch e Kilman
Antonio Giordano
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La chiamano la (ri)costruzione dal basso: e con 50 milioni di euro, ce ne saranno di cose da fare. Si potrà costruire un altro muro, ad esempio, e provare a renderlo solido, indistruttibile, persino ignifugo: e intorno, volendo, semmai davanti, ci aggiungeranno gli addobbi, saranno muscoli oppure talento, si vedrà. Hanno moltiplicato i pani e i pesci, certe cose riescono pure agli umani, e quei diciotto milioni che appena un anno fa servirono per dimenticare Koulibaly, per piombare nell’ignoto, improvvisamente si sono quasi triplicati: ora, accadrà tra un po’ - un giorno o anche sette cosa volete che cambi - quando il Bayern Monaco procederà con il bonifico, si compirà un nuovo miracolo e il Progetto esisterà ancora, dentro un’altra fortezza. Business is business, come si sa, però adesso Kim Minjae diventa uno dei più grossi affari della storia più recente del Napoli, è una miniera d’oro, danaro che si riproduce, soldi che in 337 giorni sono germogliati sino a diventar ricchezza: ci si può sbizzarrire a calcolare quale interesse abbiano prodotto, divertirsi e poi sorridere, ma quei diciotto milioni versati al Fenerbahçe il 27 luglio del 2022 sono improvvisamente divenuti cinquanta, la cifra stabilità dalla clausola fissata al momento della firma del coreano e necessaria (anzi, indispensabile) per liberarsi dalla concorrenza del Rennes e di chi nell’ombra ci stava provando. Clausola che sarà valida da domani al 15 luglio. Kim è il bancomat del Napoli, la svolta economica che avvia il processo di cambiamento - stavolta non rivoluzionario - il passepartout per piombare sul mercato e cominciare a far circolare quella liquidità della quale è in possesso (si direbbe a prescindere) e che con la cessione del proprio centrale difensivo diventa ancora più sostanziosa. 

Kim, prima la leva in Corea poi la firma con il Bayern

The Monster fa saltare il tappo, trascina il Napoli nel vortice del mercato, gli offre l’opportunità di poter gestire la successione in comodità tra guanciali riempiti da quella montagna di euro che fanno (anche) la felicità: il quinquennale di Kim al Bayern è pronto, verrà firmato nel momento in cui il coreano avrà assolto ai propri obblighi di leva in Corea - giovedì l’uscita dalla caserma - e potrà tranquillamente chiacchierare con i propri manager.  

Le Normand in pole

È un dettaglio, una scadenza ormai imminente, e però intanto il Napoli si è messo a selezionare con rigore assoluto gli eredi. Robin Le Normand (27 anni a novembre), un francese naturalizzato spagnolo, è il colpo che Adl ha cominciato ad immaginare, nonostante i costi: chi di clausola perisce, direbbero al mercato, di clausola ferisce e però quei cinquanta milioni invocati dalla Real Sociedad sono oggettivamente troppi per un club che sa essere virtuoso come pochi, che intende competere per lo scudetto e per la Champions senza far del male alla «propria salute». 

Konaté, Kilman e Koch le alternative

Però Le Normand è per il momento il capolista delle idee, ha una sua storia, una personalità dirompente, una fisicità rassicurante; ma alle sue spalle c’è comunque un mondo, uomini fatti e finiti o anche di prospettiva. Ibrahima Konaté, francese del Liverpool, ha un’età perfettamente aderente alla filosofia del Napoli, e pure lui ha una quotazione rilevante (38 milioni di euro), come chiunque passi da Anfield. In Inghilterra c’è pure altro, per esempio Max Kilman, origini ucraine ma radici in Gran Bretagna, un gigante che nel Wolverhampton si è fatto un nome, un sinistro naturale dentro un metro e novantaquattro centimetri di sicurezze alla (non) modica cifra di trenta milioni di pounds. Al Leeds, invece, gioca un altro Robin, Koch, tedesco di 26 anni che sta nella lista esattamente come gli altri, però con valutazione inferiore (18 milioni). Pagherebbe Kim, comunque, e il resto mancia per il centrocampo. 


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