Juve, salto in altissimo

Cristiano Ronaldo da 10, poi il Napoli capace di produrre gran calcio. L’Inter può fare di più, Lazio in credito, Roma da risistemare
Ivan Zazzaroni

Avendo la pazienza e il fegato di frequentare i social, io li ho entrambi, e di ascoltare alcune radio scoprirete che ad armare i cento e passa ultrà di Inter, Varese e Nizza e quelli del Bologna che in autogrill si sono scontrati con i tifosi del Toro, sono stati i giornalisti e gli opinionisti che non abbassano mai i toni e criticano in modo pesante e con dosi massicce di malafede le interpretazioni arbitrali e “variali”. Ma non è tutto, anche l’orchestra degli ulula( n)ti è puntualmente diretta a distanza dai media ipocriti, populisti e ruffiani, e poco importa se le campagne anti-razzismo nel calcio sono portate avanti da anni proprio dai quotidiani, sportivi e non. E se in Italia si legge sempre meno e si picchia e ulula sempre di più.

Ieri abbiamo scelto di accogliere l’invito del sindaco di Milano Sala (“l’Inter dia la fascia ad Asamoah”) estendendolo a tutte le squadre, che peraltro hanno in organico giocatori di colore. Non vi dico le reazioni: c’è addirittura chi ci ha accusati di arretratezza culturale, di razzismo peloso. Sull’esempio di Gianni Mura di Repubblica, do un bell’8 a Renzo Ulivieri che almeno l’ha risolta con queste parole: «Fascia di capitano ai giocatori di colore? Si può anche fare, però se alla base c’è un concetto espresso negli ultimi tempi in cui si dice “prima agli italiani”, sono cose che restano lì. Chi si fa sentire tutti i giorni cambi pensiero. Questo “prima gli italiani” non mi garba, mi sono sempre sentito cittadino del mondo». Preciso.


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Non cambio pensiero ma argomento ed essendosi concluso il girone d’andata insisto con le pagelle, ovviamente parametrate a attese e obiettivi: 10 alla Juve campione d’inferno (il delirio degli ultimi giorni nei quali un’Italia sotto stretta copertura calcistica ha dato il peggio di sé): 17 vittorie e 2 pareggi sono un parziale stordente; molti i punti che Allegri, il Migliore, deve alle soluzioni estemporanee di Ronaldo - 49 centri nell’anno solare - integratosi perfettamente nel sistema Juve, ma anche alla disponibilità garantitagli da Mandzukic e Matuidi, Dybala e Pjanic, Bentancur e Douglas Costa. Rispetto al girone d’andata del campionato scorso la Juve ha 6 punti in più: potenzialmente ne vale 106.

Due parole sulla partita di ieri con una premessa necessaria e, giuro, non maliziosa: Rizzoli da quando designa ama il rischio, se è vero, com’è vero, che dopo aver spedito Banti di Livorno a Atalanta-Juve e l’inviso ai napoletani Mazzoleni a Inter-Napoli, ha consegnato il video-power di Juve-Samp a Maresca di Napoli al quale, dopo l’assegnazione del rigore ai doriani, sono fischiate le orecchie (“Maresca il napoletano, certo” e altri insinuazioni) e che da quell’episodio in avanti è intervenuto anche sulle consegne del bar dell’Allianz Stadium. L’incidenza del Var è stata effettivamente generosa; tre gli episodi discussi: i due rigori e il gol del 2-2 cancellato dopo la tecno-verifica. La mia opinione, sostenuta dai tecnici (arbitri ex e in) con i quali mi sono confrontato, differisce solo in parte da quella del nostro Pinna, lui e Grassia i migliori in circolazione: è rigore, comunque discutibile, quello concesso alla Samp (braccio largo di Can, da tempo si è passati dal concetto di volontarietà a quello di colposità, l’Ifab si adeguerà presto), inesistente quello della Juve, mi ha ricordato l’episodio di Fiorentina-Parma, e giustamente annullato per fuorigioco il punto di Saponara: il tocco di Alex Sandro non può essere considerato una giocata.


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Al Napoli di Ancelotti do 7,5 anche se è fuori dalla Champions e ha 4 punti meno di quello di Sarri. Ha avuto momenti di grande calcio (col Liverpool in casa, a Parigi): da 8,5 fino a Anfield, poi ha sbagliato due partite decisive: quella col Liverpool, appunto, e quella con l’Inter, in precedenza con una mediana totalmente modificata aveva pareggiato col Chievo: Hamsik, Allan e Insigne, figure tecnico-tattiche fondamentali, gli sfasati del periodo grigio.

6,5 all’Inter di Spalletti che ha due punti in meno rispetto alla stagione scorsa nella quale non era impegnata nelle coppe: De Vrij, Politano e Lautaro, e in parte Keita, i valori più significativi ricevuti dal mercato. La sensazione è che non abbia ancora espresso tutto il suo potenziale. La squadra ha una straordinaria capacità di trovare il risultato nei minuti conclusivi e questa è un’ottima cosa: la convinzione non manca.

6,5 alla Lazio, sotto di 8 punti rispetto al 2017 e in forte credito arbitrale: nella prima parte del campionato è stata tenuta su da Immobile e ha sofferto il ritardo di condizione dei suoi giocatori più importanti, Milinkovic-Savic, Luis Alberto, Leiva e Parolo. Nelle ultime tre uscite i quattro sono cresciuti: il quarto posto è un traguardo alla portata.

6 alla Roma ma soltanto perché è ancora presente in Champions. I 10 punti che le mancano in campionato (30 oggi, 40 nel 2017) sono effetto diretto di una campagna acquisti fallimentare (nei prossimi giorni Monchi dovrà rimediare e rifarsi) e di alcun infortuni estremamente penalizzanti (De Rossi, Perotti, El Sha).


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Da 6,5 è la Samp di Giampaolo che ha alternato prestazioni di alto livello (con Napoli, Parma, Lazio, il primo tempo di ieri) ad altre sconcertanti (Roma, Torino, Atalanta). Quagliarella è in condizioni sfavillanti, in crescita costante Andersen, Praet, Caprari.

Sopra la sufficienza il Milan (6), anch’esso condizionato dalle assenze ma raramente continuo: non ha ancora sfruttato al meglio Higuaìn, il colpo dell’estate - toccanti le lacrime e l’abbraccio a Gattuso dopo il punto del 2-1.

Toro da 6,5, Parma da 7 e Atalanta da 7, in particolare per le prove che ha fornito nell’ultimo mese: la squadra di Gasperini “il sottovalutato” (cfr. Roberto De Zerbi) è stata splendida con l’Inter e con la Juve, ha messo in difficoltà il Napoli e a Reggio Emilia si è divertita con Ilicic, per i compagni il “nonno”: impressionante l’efficacia di Zapata, di un’esuberanza fisica invidiabile e di buona tecnica.

In flessione il Sassuolo (6, in credito di qualche punto), eccellente nella prima parte della stagione; lineare il Cagliari di Maran (6) nel quale Barella sta giocando splendidamente, anonimo il Genoa (5,5) dopo il licenziamento di Ballardini, Genoa che probabilmente sarà ristrutturato a gennaio - richiesta di Prandelli. Piatek, ovviamente, Kouame e il fin troppo energico Romero, 20 anni, le note più positive.

5 all’Udinese che giusto ieri ha ritrovato le linee di gioco ideali pur se le mancava il miglior giocatore, De Paul, un tuttocampista da squadra top; 6 all’Empoli e 5 al Frosinone, in effetti troppo debole per la categoria. 6 alla Spal, 7 al Chievo di Di Carlo e Pellissier: da 3 le precedenti versioni (D’Anna e Ventura).

5 al Bologna che raramente ha fornito segnali positivi, 8 per la buona volontà mostrata al San Paolo: la squadra e Inzaghi hanno bisogno di rinforzi di spessore, di un’autentica rinfrescata, per tentare di raggiungere la salvezza: sono necessari almeno 23 punti nel girone di ritorno.


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Avendo la pazienza e il fegato di frequentare i social, io li ho entrambi, e di ascoltare alcune radio scoprirete che ad armare i cento e passa ultrà di Inter, Varese e Nizza e quelli del Bologna che in autogrill si sono scontrati con i tifosi del Toro, sono stati i giornalisti e gli opinionisti che non abbassano mai i toni e criticano in modo pesante e con dosi massicce di malafede le interpretazioni arbitrali e “variali”. Ma non è tutto, anche l’orchestra degli ulula( n)ti è puntualmente diretta a distanza dai media ipocriti, populisti e ruffiani, e poco importa se le campagne anti-razzismo nel calcio sono portate avanti da anni proprio dai quotidiani, sportivi e non. E se in Italia si legge sempre meno e si picchia e ulula sempre di più.

Ieri abbiamo scelto di accogliere l’invito del sindaco di Milano Sala (“l’Inter dia la fascia ad Asamoah”) estendendolo a tutte le squadre, che peraltro hanno in organico giocatori di colore. Non vi dico le reazioni: c’è addirittura chi ci ha accusati di arretratezza culturale, di razzismo peloso. Sull’esempio di Gianni Mura di Repubblica, do un bell’8 a Renzo Ulivieri che almeno l’ha risolta con queste parole: «Fascia di capitano ai giocatori di colore? Si può anche fare, però se alla base c’è un concetto espresso negli ultimi tempi in cui si dice “prima agli italiani”, sono cose che restano lì. Chi si fa sentire tutti i giorni cambi pensiero. Questo “prima gli italiani” non mi garba, mi sono sempre sentito cittadino del mondo». Preciso.


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