Makoumbou, intervista esclusiva: "Ranieri un papà, i miei gol per salvare il Cagliari"

È fra i pilastri della squadra, il congolese ha le idee chiare sul futuro: "La gioia della prima rete in A indescrivibile, non voglio fermarmi. Più verticalità e velocità"
Makoumbou, intervista esclusiva: "Ranieri un papà, i miei gol per salvare il Cagliari"© Getty Images

«Cosa mi viene in mente se penso al Frosinone? Il mio più bel giorno da quando sono in Italia e in serie A. Fare quel gol nella gara di andata è stato un pò come realizzare un sogno che avevo fin da bambino: arrivare in un campionato così importante e riuscire anche a segnare». L’italiano è sempre più fluido anche se, così come in campo ai appoggia ai compagni, Antoine Makoumbou ha voluto che il collaboratore tecnico rossoblù, Vito Pascale, stesse al suo fianco per alternare la nostra lingua al francese. In modo da raccontare al nostro giornale la sua esperienza da favola in A e i suoi primi 12 mesi alla corte di Claudio Ranieri in una cavalcata che ancora può regalare a se stesso e ai tifosi isolani, grandi soddisfazioni. 

Cosa ricorda della sfida dell’andata? 
«La rimonta. Aver ripreso una gara che sembrava ormai persa è stato un grande segno di maturità e una bellissima giornata per tutto il Cagliari».

Come sono state le emozioni della prima rete in A? 
«Non me le immaginavo così forti. La cosa più bella è che grazie al mio gol siamo tornati in partita e poi ci ha pensato Pavoletti a regalarci la vittoria. In questo modo abbiamo reso felice il pubblico che ci sta sempre vicino».

Che gara sarà, invece, la sfida di ritorno? 
«Sicuramente complicata ma la stiamo preparando al meglio e il segreto sarà affrontarla con l’atteggiamento giusto. Loro giocano un ottimo calcio, hanno un buon livello fisico e giocatori molto veloci. Corrono parecchio e sviluppano l’azione in verticale. Ma noi abbiamo alle spalle la grande fiducia che il successo sul Bologna ci ha dato».

Peccato non ci sia il pubblico della Unipol Domus a spingervi come all’andata… 
«Riescono sempre a darci quella forza in più, mentalmente e fisicamente, che ti aiuta sul campo. E mi ricorda parecchio il calore che c’è anche in Africa».

A proposito, in un momento positivo per lei, forse proprio il suo Paese rappresenta una nota stonata dopo l’abbandono della nazionale del Congo? 
«Diciamo che mi sono preso una pausa. La causa? L’organizzazione intorno alla nazionale. Ho visto molta negligenza, senza la quale ora saremmo in Coppa d’Africa».


© RIPRODUZIONE RISERVATA

In attesa di poterla rigiocare, non le resta che fare il tifo per il suo grande amico Zito Luvumbo… 
«Sicuramente. Gli auguro di andare più avanti possibile con l’Angola, anche se qui sentiamo la sua mancanza».

Resa meno amara da un secondo papà come Ranieri. Cosa le ha insegnato in questi 12 mesi? 
«A giocare più rapidamente, a dare la palla in avanti anche se a volte non è facile, a giocare di più per la squadra e anche a tirare con più frequenza. Tutto quello che mi dice è importante e io cerco di metterlo in pratica».

Le differenze tra B e A? 
«Sapevo che sarebbe stato difficile, ma immaginavo più duro il passaggio. Gli avversari sono molto aggressivi, devo passare più velocemente la palla e i ritmi sono altissimi. Ma forse dopo una stagione in B, sono migliorato un pò anche io».

Preoccupato che potesse non farcela? 
«Un pò di apprensione nelle prime gare c’era ma paura o preoccupazione mai. A volte sono un pò condizionato e magari tengo la palla perché se non ho il passaggio sicuro, non voglio correre il rischio di perderla».

Dove può ancora migliorare? 
«Dovrei andare di più in verticale, cercando di velocizzare il gioco e di prevedere quello che l’avversario ha intenzione di fare in modo da anticiparlo. Poi mi piacerebbe essere più bravo nei colpi di testa e nelle conclusioni».

Qualche compagno al quale rubare i segreti? 
«Il gioco aereo lo prenderei da Pavoletti mentre il migliore sul calciare la palla è Viola». 


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Meglio da regista o da mezz’ala? 
«Se gioco a due accanto a Prati devo tenere più la zona, mentre a tre posso avere maggiore libertà di movimento e in questa situazione mi sento più a mio agio».

I tifosi rivedranno anche il Makoumbou “cattivo” di dicembre? 
«Quelle due espulsioni sono state davvero tremende soprattutto perché vicine tra loro. Ma non sono stati falli cattivi. Io resto un buono però ho provato tanta delusione, per aver lasciato la squadra in dieci. Un’amarezza molto simile a quella provata quando ho causato il rigore che ha permesso al Bari, l’anno scorso, di pareggiare».

Cosa le riserverà il futuro ora che ha dimostrato di poter stare in A da protagonista? 
«Non so ancora cosa accadrà perché questo nessuno lo può sapere. Ma so per certo che farò del mio meglio per ottenere il massimo dalle mie capacità. Devo ancora lavorare e crescere tanto».

Si sente uno degli uomini mercato del Cagliari? 
«Al massimo mi sento un giocatore importante perché è il mister che mi da questo valore e mi ha permesso di cambiare il mio status dallo scorso anno a questo. Per quanto riguarda il mercato, io ho ancora un contratto con il Cagliari e in Sardegna sto bene per la gente e per il clima. Mi piace tutto, anche della cucina sarda, ma i nomi di alcuni piatti continuano a sfuggirmi».

Cosa ammira di Ranieri? 
«La sua calma. La capacità di saper essere un papà per tutti».

Un altro sogno da realizzare e ancora custodito nel suo cassetto? 
«Restare in serie A con il Cagliari è il primo obiettivo. E mi piacerebbe aiutare la squadra con grandi giocate e con qualche assist, magari anche per il mio amico Luvumbo». 


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«Cosa mi viene in mente se penso al Frosinone? Il mio più bel giorno da quando sono in Italia e in serie A. Fare quel gol nella gara di andata è stato un pò come realizzare un sogno che avevo fin da bambino: arrivare in un campionato così importante e riuscire anche a segnare». L’italiano è sempre più fluido anche se, così come in campo ai appoggia ai compagni, Antoine Makoumbou ha voluto che il collaboratore tecnico rossoblù, Vito Pascale, stesse al suo fianco per alternare la nostra lingua al francese. In modo da raccontare al nostro giornale la sua esperienza da favola in A e i suoi primi 12 mesi alla corte di Claudio Ranieri in una cavalcata che ancora può regalare a se stesso e ai tifosi isolani, grandi soddisfazioni. 

Cosa ricorda della sfida dell’andata? 
«La rimonta. Aver ripreso una gara che sembrava ormai persa è stato un grande segno di maturità e una bellissima giornata per tutto il Cagliari».

Come sono state le emozioni della prima rete in A? 
«Non me le immaginavo così forti. La cosa più bella è che grazie al mio gol siamo tornati in partita e poi ci ha pensato Pavoletti a regalarci la vittoria. In questo modo abbiamo reso felice il pubblico che ci sta sempre vicino».

Che gara sarà, invece, la sfida di ritorno? 
«Sicuramente complicata ma la stiamo preparando al meglio e il segreto sarà affrontarla con l’atteggiamento giusto. Loro giocano un ottimo calcio, hanno un buon livello fisico e giocatori molto veloci. Corrono parecchio e sviluppano l’azione in verticale. Ma noi abbiamo alle spalle la grande fiducia che il successo sul Bologna ci ha dato».

Peccato non ci sia il pubblico della Unipol Domus a spingervi come all’andata… 
«Riescono sempre a darci quella forza in più, mentalmente e fisicamente, che ti aiuta sul campo. E mi ricorda parecchio il calore che c’è anche in Africa».

A proposito, in un momento positivo per lei, forse proprio il suo Paese rappresenta una nota stonata dopo l’abbandono della nazionale del Congo? 
«Diciamo che mi sono preso una pausa. La causa? L’organizzazione intorno alla nazionale. Ho visto molta negligenza, senza la quale ora saremmo in Coppa d’Africa».


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