Agnelli, peggio non poteva finire

Un finale amarissimo, mentre si attende la nomina ufficiale del CdA (mercoledì l’assemblea). Si riparte da Ferrero e Scanavino
Agnelli, peggio non poteva finire© ANSA
Nicola Balice
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L'era Andrea Agnelli è terminata con una sconfitta. Ed era iniziata più o meno così, almeno in campionato: dopo i successi nei preliminari di Europa League (contro Shamrock Rovers e Sturm Graz), la prima partita in serie A della sua presidenza finì 1-0 per il Bari il 29 agosto 2010. L'ultima è quella che venerdì sera ha visto il Napoli spazzare via la Juve e con essa le residue speranze di poter risalire sul carro scudetto. In mezzo un ciclo forse irripetibile di successi, con nove scudetti consecutivi e altri dieci trofei tra Supercoppe italiane e Coppe Italia, senza dimenticare quelle due Champions sfiorate e perse solo in finale. Ma anche una parabola discendente sotto ogni punto di vista, che negli ultimi anni ha portato Agnelli a fare i conti con un finale di ciclo decisamente controverso: la battaglia per la Superlega, l'epilogo della storia con Cristiano Ronaldo, i tre cambi di allenatore in tre anni, le ristrutturazioni societarie che non hanno portato gli effetti sperati, le recenti vicende giudiziarie che hanno infine portato alle dimissioni del 28 novembre scorso.  

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La fine peggiore

Non poteva terminare peggio l'era Agnelli. Proprio nell'anno che conduce al centenario della proprietà di famiglia della Juve, il quasi ex presidente bianconero si è ritrovato costretto a compiere lo storico passo indietro: non avrebbe voluto farlo così, non avrebbe voluto farlo in questa stagione. Ma, come dichiarato nell'ultima assemblea degli azionisti, è la Juve a venire prima di tutto e di tutti, anche dello stesso Agnelli: «Ho ritenuto opportuno fare un passo indietro, per evitare che si potesse anche solo pensare che le scelte e le decisioni che verranno prese da qui in avanti fossero condizionate dal mio coinvolgimento personale. È stato un onore essere presidente della Juventus, che viene prima di tutto e di tutti», le sue parole in quella occasione. E il crollo di Napoli, che si unisce ai punti bassissimi di Monza e Haifa (quando parlò senza mezzi termini di «vergogna»), rappresenta anche sul campo il peggior modo possibile di concludere il proprio ciclo. Mentre invece pregusta uno storico scudetto quell'Aurelio De Laurentiis nemico carissimo, forse il presidente-rivale che si è dimostrato più distante da Agnelli sia nella teoria che nella pratica.

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Si cambia

E ora? E ora la Juve cambia tutto. Mercoledì 18 si terrà l'assemblea degli azionisti che porterà alla nomina definitiva del nuovo CdA, con Gianluca Ferrero presidente di un governo tecnico ridotto all'osso e che ha già in Maurizio Scanavino l'uomo chiave per questa delicata fase di transizione. Mancano uomini di calcio, per ora, il ministro unico dello sport è Max Allegri ma nei prossimi mesi arriveranno almeno un vicepresidente e un ds per dare il via a un nuovo progetto sportivo. Da questo punto di vista, migliorare l'era Agnelli sarà una missione impossibile o quasi. Migliorare i conti, invece, sarà una missione imprescindibile.


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