Le bestie grigie

Il commento del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio
Ivan Zazzaroni
4 min

ll Sassuolo è la bestia nera di Allegri - e viceversa - si legge nell’enciclopedia dei luoghi comuni del calcio italiano: a Reggio Emilia Max perse la panchina del Milan e subì altre due brutte sconfitte, nel secondo anno di Juve (gol di Sansone) e il 16 aprile scorso. Sta per essere inserita nell’ultimo volume della collana “Riconoscere” (la malafede) questa postilla: “Da due anni è aumentata considerevolmente anche la produzione di bestie grigie, in particolare tra addetti ai lavori e asocial”. Alla vigilia della sfida del Mapei Stadium non si contano più i soggetti pronti a gettarsi sopra l’allenatore livornese, sono facilmente riconoscibili da un pronostico tanto azzardato quanto strumentale: accreditano questa Juventus della possibilità di vincere lo scudetto. Su quali basi?, mi e vi chiedo. La società è radicalmente cambiata e al comando ci sono professionisti la cui carriera non ha mai contemplato il campo di calcio: di palloni si sono nutriti esclusivamente Allegri, Giuntoli e Manna. Solo una lettura superficiale o insincera può considerare irrilevante questo particolare. L’ultimo mercato, poi, ha tolto senza aggiungere: sono usciti Di Maria, 4 gol e 4 assist (poca roba, lo so), Paredes e, per motivi non tecnici, Pogba, oltre a Bonucci, Cuadrado, Barrenechea e Soulé. Weah jr, Cambiaso e (mezzo) McKennie di ritorno, gli ingressi. L’anno scorso Allegri conquistò 72 punti effettivi, giungendo a 18 dal Napoli che nel finale aveva rallentato.

Fabio Capello, uno che se ne intende e non coltiva l’invidia o altri sentimenti negativi, stima in 5 punti il vantaggio derivato dall’assenza delle coppe, ai quali si aggiunge la riduzione del numero degli infortunati: meno partite, meno occasioni, meno stress e traumi. Settantadue più 5 fa 77 e con 77 si trova posto tra il secondo e il quarto. Aggiungendone altri 5 sulla fiducia, visto il pessimo autunno ‘22 (dopo 10 giornate era già a meno 10 dal Napoli), la Juve può arrivare a 82 e lo scudetto resta distante. Ma questi sono conti un tanto al chilo. Un fi lo più interessanti risultano le cifre dei gol fatti e subiti: negli ultimi dieci campionati la media delle reti realizzate dalla squadra campione d’Italia è di 77, di ventotto quelle subite. Visto che pochi mesi fa la Juve chiuse a 56, mi domando dove possa trovare le 21 mancanti. Di positivo la Juve attuale ha la condizione di Chiesa e Vlahovic, l’anno scorso alle prese con problemi di natura fi sica. Di meno buono, l’evidente superiorità di Napoli, Inter e Milan. Per vincere lo scudetto, Allegri dovrebbe compiere un autentico miracolo sperando al tempo stesso nel fallimento non di una ma di tutte e tre le big. Chi - non essendo tifoso schierato - considera questa Juve da scudetto, non aspetta altro che Allegri fallisca per rilanciare la litania del tecnico superato e fi nito. Puro onanismo. Un umanissimo vizio, per di più inutile, visto che – opinione strettamente personale – a giugno Max lascerà la Juve con un anno di anticipo anche per salvaguardare il fegato dei suoi numerosi antipatizzanti. Quanto vale realmente questa squadra? Un’ottantina di punti, dunque un terzo o un quarto posto: non la ritengo molto più forte di Lazio, Roma e Atalanta. Certo, se fosse arrivato Lukaku o Berardi, oggi di stretta attualità, avrei fatto altri discorsi. Voglio essere ancora più preciso: se Allegri non finisce tra i primi quattro ha fallito, se arriva quarto o terzo ha fatto il suo; secondo e ha fatto benissimo. Se invece strappa lo scudetto, santo subito. La cerimonia, a Livorno. PS. Che lui punti a vincerle tutte, è scontato.


© RIPRODUZIONE RISERVATA