Lazio, da ribelle a leader: adesso comanda Luis Alberto

Un anno fa era lui a chiedere la cessione, adesso dà l’esempio: si sente sempre più al centro del gioco di Sarri e del gruppo
Daniele Rindone
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Ascesa e caduta di Ciro Immobile. Caduta e ascesa di Luis Alberto. Quanto amaro è il conto che presenta il calcio, come la vita. In un attimo capovolge storie e personaggi. Un anno fa era Luis a voler scappare da Sarri, adesso è nientepopodimeno che Immobile a pensare all’addio, a lasciare la Lazio dei contestatori. Ieri sui social si inneggiava al Mago, ex ribelle e casinista. E Immobile era oggetto di critiche e accuse. Sono vaghi gli umori del calcio e del tifo, condizionati dal vento del tempo, da fatti e circostanze. Si passa facilmente dall’adorazione all’indignazione. C’è comunque ammirazione nel comportamento tenuto da Luis Alberto dall’inizio del campionato. C’è rancore rispetto all’amore con cui è stato amato Ciro per anni e che oggi è influenzato dalle parole concesse in quell’intervista.

Lazio, il cambiamento di Luis Alberto 

La trasformazione di Luis, al di là del caso Ciro, è sotto gli occhi di tutti. Domenica, prima dell’ingresso in campo della squadra per il riscaldamento, ha atteso i compagni sulle scalette e ha salutato tutti uno per uno, incoraggiandoli: «Andiamo, Andiamo, dai, dai», l’incitamento. Lotito già a giugno aveva deciso di consacrarlo tra i nuovi leader riconoscendogli un contratto in stile Immobile per premiarlo e responsabilizzarlo ancora di più. La parentesi dell’ammutinamento di inizio agosto è stata aperta e chiusa nel giro di poche settimane. Luis, rientrato in gruppo, non ha più dato segni di insurrezione, ha iniziato a pedalare e a inventare giocate. Colpi decisivi, corse e rincorse. Parole da leader espresse davanti alle telecamere e nell’intervista al nostro direttore, pochi giorni prima dell’annuncio del rinnovo a vita: «Io leader non mi sento. Il leader è Ciro, che è il capitano e quello che ha fatto di più di tutti nella Lazio. Io provo ad aiutare e fare il massimo. È il mio modo di vedere il calcio, quando parlo è solo per dire qualcosa di positivo». 

Luis Alberto, il nuovo ruolo nella Lazio 

Luis Alberto se l’è sentita di fare una promessa «per sempre» così come l’aveva fatta Immobile. Ma ogni giocatore, oggigiorno, deve misurarsi con la complessità di un sistema calcistico che non permette più a nessuno di considerarsi un messia o un uomo della provvidenza a vita. Luis è cambiato grazie al rapporto instaurato con Sarri, dopo tanti strappi. E la partenza di Milinkovic ha contribuito a migliorarlo, ad accrescere la sua leadership. Luis, in questo momento di crisi vissuto da Ciro, è pronto a condurre la Lazio. Indossa lui la fascia quando Immobile non c’è e lo farà anche con il Sassuolo alla ripresa. Rigiocherà Castellanos perché Ciro solo domani effettuerà una nuova risonanza. Rischia di non esserci Zaccagni, autorizzato dalla Nazionale a rientrare. Luis sarà al suo posto, ha sfruttato la pausa per rigenerarsi. Ieri ne ha approfittato per fare un salto a Napoli con la sua famiglia, ha visitato il murale di Maradona, è stato fotografato ai Quartieri Spagnoli, davanti all’altare maradoniano. Al Maradona, il 2 settembre, aveva regalato il tacco magico che portò la Lazio al pareggio. Oggi è lui il volto di una squadra e di un popolo che cercano serenità e periodicamente vengono scossi. Ma non esiste niente e nessuno che possa proteggere la Lazio da se stessa. 


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